Come sarebbe la nostra vita senza i social?
È una piovosa giornata di ottobre, nel tardo pomeriggio. Prendi il telefono in mano, inserisci il codice per sbloccarlo: lo sai a memoria, con tutte le volte in cui lo digiti quotidianamente. Apri l’ultima chat di Whatsapp, scrivi la risposta, premi invio. Come sempre compare il simbolo dell’orologio, attendi conferma dell’avvenuta ricezione: prima una spunta, poi due. Ora però ci sta mettendo un po’ più del solito. Chiudi la chat, la riapri. Chiudi Whatsapp, lo riapri. Niente, ancora l’orologio.
Apri l’app di Instagram per ingannare il tempo, inizi a scorrere il pollice sullo schermo, dal basso verso l’alto. Lo fai spesso, per pochi secondi. Le immagini però questa volta sono bianche, non si caricano. Puoi leggere solo i nomi dei profili che hanno postato, la curiosità aumenta. Provi ad aggiornare la pagina, ma improvvisamente compare la scritta “Impossibile aggiornare il feed”. Anche qui.
Pensi ad un problema del tuo telefono, spegni e riaccendi. Speriamo serva. Invece ancora niente. Inserisci termini a caso nella barra di ricerca di Google: internet funziona. Cercando in rete scopri che il problema non riguarda solo te. Sei sollevato, ma al contempo realizzi che non dipende da te, puoi solo attendere. Immagini che da un momento all’altro sentirai il suono delle notifiche. Nel frattempo finisci di lavorare, torni a casa, vai a prendere i figli a scuola, cucini, sparecchi: nessuna notifica, ancora tutto bloccato. Ogni tanto in automatico infili la mano in tasca, afferri il telefono, è l’abitudine. Poi ti ricordi, ah già… e allora ti fermi.
“Chissà quanto durerà”: chi di noi durante il down dei social della settimana scorsa, non ha vissuto una dinamica analoga e si è posto questa domanda? Alcuni con più preoccupazione, altri per semplice curiosità. Ma l’evento ha coinvolto almeno in parte tutti quanti noi.
Non è la prima volta che rimaniamo senza social, In passato ci sono già stati anche altri blackout dei social. Raramente però così a lungo. La settimana scorsa le app social più usate nel mondo sono letteralmente scomparse per più di 7 ore. 7 ore sono poche, se ci pensiamo, non è neanche un’intera giornata lavorativa. Ma 7 ore senza qualcosa che siamo abituati ad avere, e che innegabilmente svolge ormai un ruolo determinante nella società, sono un periodo di tempo significativo. Sono un tempo sufficiente per cominciare a riflettere, per mettere in discussione certi comportamenti diventati abituali e magari trarne anche qualche apprendimento; per cominciare davvero a chiedersi “come sarebbe la nostra vita senza i social?”.
L’impatto di un blocco del genere è globale. In un certo senso, il mondo si è fermato. C’è chi si è sentito perso, spogliato di qualcosa che gli appartiene, che usa in automatico. Come una dipendenza, di quelle che ti accorgi di avere solo perché vai in astinenza. E infatti gli studi dimostrano che l’arrivo di una notifica provoca un rilascio di dopamina, molecola che dà benessere e appagamento.
Poi c’è chi, all’opposto, ha provato una sensazione di liberazione, si è sentito sollevato. C’è invece chi si è sentito isolato, chi era nel bel mezzo di una conversazione importante, chi addirittura si è sentito “disoccupato” perché con i social ci lavora. Molti di noi, in realtà, hanno provato tutte queste sensazioni al contempo (alcuni per esempio, hanno sentito l’esigenza – ironia della sorte – di esprimere la gioia dovuta alla libertà dai social, proprio sull’unico social ancora funzionante, Twitter).
Proprio questo mix di sensazioni, pensieri ed emozioni esprime la complessità e l’ambivalenza del ruolo che i social svolgono nelle nostre vite. Sono uno strumento incredibilmente potente, ma sono un’arma a doppio taglio. Ci fanno compagnia, e insieme ci isolano. Ci connettono, ma nelle stesso tempo possono allontanarci. Sono la fonte più grande di informazione, ma anche di disinformazione.
Social ingombranti
Questo blocco forzato ci dà modo di riflettere su dinamiche che, almeno in parte, in fondo conoscevamo anche prima, ma che raramente, tutti insieme collettivamente, abbiamo sperimentato.
Non sappiamo più annoiarci, abbiamo bisogno riempire ogni momento vuoto e distrarci. Quante volte durante la giornata, anche mentre stiamo facendo altro, apriamo i nostri social e scrolliamo il feed senza particolare attenzione nè interesse? Tutte queste interruzioni ci deconcentrano, ci fanno perdere tempo. Inoltre, anche l’inattività può portare idee originali perché agevola la creatività. I social possono così influire negativamente sulla nostra capacità di gestire il tempo e ridurre anche drasticamente la nostra efficacia professionale. Incidono sull’orientamento al risultato e sul nostro rendimento. Alcuni studi mostrano proprio come un maggiore utilizzo dei social media durante l’esecuzione dei task comporti un livello più basso di prestazioni.
I social possono poi essere una grande fonte di ispirazione, ma anche soffocare la riflessione. Ci mettono a disposizione, con un solo click, un flusso senza fine di notizie. Siamo circondati, inondati da stimoli: abbiamo la sensazione di essere sempre collegati agli altri, raggiungibili, aggiornati sulle ultime novità. Rischiamo di non prestare attenzione a nulla, così invece di arricchirci accumuliamo contenuti in modo asettico, uno dopo l’altro.
Infine, i social network non ci fanno sentire mai soli, mettendoci in contatto con le persone anche quando le condizioni esterne lo impedirebbero. Con il Covid-19 è stato evidente. Abbiamo potuto continuare a frequentarci e sentirci proprio grazie ai social, evitando di perderci sia nelle relazioni personali che professionali.
Come tante altre realtà, anche SCOA – The School of Coaching è passata da un’organizzazione del lavoro interamente analogica al digitale: il supporto di piattaforme online ha permesso di continuare l’erogazione dei percorsi di Coaching e dei progetti con i clienti, ma anche e soprattutto di mantenere vive ed espandere le relazioni con la nostra community. Questo è stato fondamentale per confrontarsi e scambiarsi un reciproco supporto, anche se a distanza. Ciò che ha fatto la differenza però è stata l’autenticità delle relazioni create: genuine, basate sulla reciproca fiducia, che per questo sono riuscite a proseguire e rimanere salde anche in virtuale.
Come Scuola, come azienda e come individui noi stessi riconosciamo quindi per esperienza le grandi potenzialità dei social network. Le dinamiche relazionali però, per quanto rese possibili dai social, sono state anche fortemente impoverite. Certo, sono più immediate, veloci, il digitale è comodo. Ma questo non dovrebbe farci dimenticare il fatto che i rapporti umani necessitano di incontri di persona. Che l’online è uno strumento incredibilmente efficace in determinate situazioni, ma non può e non deve sostituire la dimensione fisica. Altrimenti, invece che essere un valore aggiunto nelle nostre relazioni, le impoverisce.
I social e l’allenamento di competenze efficaci
Tutte queste considerazioni ci portano a riflettere sul fatto che ciò che occorre è un giusto equilibrio. Non serve eliminare i social, anzi. Anche un totale allontanamento potrebbe essere dannoso nel mondo di oggi. È bene usarli in modo consapevole e responsabile, imparando ad apprezzare i benefici reali ma anche a vederne i limiti.
Conoscere i meccanismi dei social e l’effetto che hanno su di noi dà infatti la possibilità di scegliere come utilizzarli e in che misura. Sapere le reazioni che scatenano in noi spesso in modo inconscio, ci permette di recuperare un controllo su di essi, aprendoci alla considerazione di alternative e trasformando alcuni automatismi in comportamenti pensati, ragionati, scelti consapevolmente.
L’obiettivo diventa l’attuazione di comportamenti più consapevoli ed efficaci, attraverso l’allenamento di alcune specifiche competenze:
- Gestione del tempo
- Gestione di sé
- Orientamento al risultato
- Comunicazione interpersonale
Possiamo così cominciare a porre attenzione alle volte in cui entriamo sui social senza un obiettivo specifico, e chiederci “potrei impiegare questo tempo in modo migliore?”. Allo stesso modo quando non resistiamo alla tentazione di guardare le notifiche del telefono mentre stiamo facendo altro, possiamo interromperci e tornare più presenti e concentrati. Possiamo insomma migliorare non solo la nostra capacità di time management, ma anche il nostro orientamento al risultato e la gestione del sé.
Un utilizzo consapevole dei social può poi apportare un miglioramento significativo nelle relazioni con gli altri. Il fatto di essere continuamente in contatto con tutti i nostri amici, parenti e conoscenti, può darci la sensazione che sia sufficiente così. Dovremmo invece sempre ricordarci che il numero e la frequenza dei contatti che abbiamo non equivalgono alla qualità di essi: fare una telefonata per esempio, sebbene impieghi più tempo ed energie, consente uno scambio più ricco, sia nella vita privata che sul lavoro. Allo stesso modo quando siamo curiosi di sapere come sta un nostro conoscente: possiamo scegliere se controllare il suo profilo social, oppure alzare la cornetta e fare una chiacchierata. Questo non vuol dire che chiamare una persona sia sempre più opportuno. Serve, appunto, valutare e scegliere di volta in volta.
Insomma, come sarebbe la nostra vita senza i social? Migliore o peggiore? Non c’è una risposta univoca. Tutto dipende dall’uso che ciascuno di noi ne fa. E in realtà non si tratta neanche di immaginare di privarsene davvero. Porsi questa domanda può piuttosto fungere da utile monito a non abusare dei social, ma scegliere in quali occasioni usarli valutando anche le altre opzioni disponibili.