Chi è e cosa fa un Business Coach: intervista a Valentina Gabutti

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In che cosa consiste la professione del Business Coach? Quale impatto possono avere gli apprendimenti acquisiti durante il Senior Practitioner? Valentina Gabutti, alunna di SCOA – The School of Coaching ha condiviso la sua esperienza, raccontandoci che cos’ha significato per lei seguire questo percorso dal punto di vista professionale e personale.

Qual è stato il tuo percorso formativo e professionale?

Ho sempre avuto due grandi passioni: la comunicazione/il branding e lo sviluppo personale.

Con una specializzazione in branding e comunicazione visiva e un master in CSR ho lavorato come designer e brand strategist per aprire poi nel 1998 Gramma, una delle prime agenzie di comunicazione italiane completamente non-profit. Il sogno di coniugare le mie due grandi passioni ha preso corpo in questo progetto, un po’ visionario e un po’ folle, di affiancare società nazionali e internazionali nella definizione del loro storytelling e della loro comunicazione con un team creativo, che fosse inclusivo di persone in difficoltà e che necessitavano di un’area lavorativa protetta per il loro reinserimento lavorativo.

Come hai maturato la decisione di iscriverti al Senior Practitioner e di intraprendere la carriera di Business Coach?

Dopo 20 anni, il progetto Gramma era arrivato alla sua conclusione e questo è coinciso con un desiderio di cambiare rotta e di intraprendere una nuova avventura professionale.

Nel frattempo, avevo praticato le sistemiche di Bert Hellinger e nel 2017 ero diventata una maestra di Reiki (pratica associabile alla Mindfulness e alla meditazione).

Sentivo che anche nel mio lavoro di consulente, nel definire il posizionamento di persone e aziende, si mettevano in gioco delle dinamiche e dei processi più profondi che, se indirizzati e gestiti consapevolmente, avrebbero dato più forza e stabilità ai miei clienti rendendo possibile crescita e sviluppo.

Da qui la domanda su come completare la mia formazione, valorizzare e strutturare quanto imparato sul campo nei vent’anni di attività nel non-profit… Il Senior Practitioner è stata la mia risposta.

Che cos’ha significato per te l’esperienza del Senior Practitioner?

Una svolta, senz’altro. E una sfida con me stessa. Non puoi aspettarti di fare un percorso come il Senior Practitioner senza che questo in qualche modo ti porti a metterti in discussione e attivi dei processi di cambiamento e di conoscenza di sé molto profondi.

Inoltre, il percorso mi ha dato la possibilità di integrare l’approccio creativo (tema a me caro) alla pratica del Coaching: questo è stato, tra l’altro, uno dei principali motivi per cui ho scelto SCOA – The School of Coaching. Ha significato per me l’opportunità di incanalare la mia precedente esperienza e la mia formazione sullo sviluppo personale in ambito sociale, in un contesto spendibile e concreto in ambito business.

Nelle sessioni con i clienti utilizzo molto spesso la creatività: sta diventando per così dire la nota specifica del mio lavoro, e l’ho concretizzata grazie al Senior. Durante il percorso ho integrato non solo tecniche e strumenti specifici, ma un vero e proprio metodo, molto potente nell’agevolare le dinamiche tra Coach e Coachee. Tecniche come il visioning, il brainstorming, i colori, il disegno, ma anche per esempio l’utilizzo di musica o film, tutti elementi della mia precedente carriera, fungono infatti da strumenti funzionali e non invasivi per sbloccare eventuali situazioni di impasse del Coachee, e innescare dinamiche di sviluppo e crescita del cliente.

C’è un modulo o una tecnica del Senior Practitioner che si è rivelata particolarmente utile in seguito o un apprendimento che è stato per te più significativo?

Il modulo dedicato alla gestione delle strategie comportamentali e delle risorse emotive per me è stato una vera e propria svolta, e continua a guidarmi nella mia attività quotidiana.

Si parla tanto di comportamenti, emozioni, “caratteri”, ma quanto ci conosciamo veramente? Quanto siamo veramente disponibili a “guardarci”, e a partire dal lì per costruire nuovi comportamenti più funzionali, anche più felici per noi e per i sistemi in cui operiamo?

Le esperienze e le conoscenze condivise in quel modulo sono temi che potrò studiare e praticare a lungo. Le competenze acquisite in particolare sulla gestione della sfera emotiva sono fondamentali soprattutto nelle sessioni di Coaching.

Ma vorrei anche accennare al modello P.R.O.V.A., a volte così sofferto da noi alunni in fase di studio per la sua “apparente” complessità. È una sfida “usarlo bene e tutto” ma anche una magnifica ancora e mappa da seguire quando sei nel flusso della sessione con il Coachee. L’ho potuto apprezzare soprattutto successivamente, quando l’ho applicato sul campo nel mio lavoro: è un metodo che da un lato ti consente di mantenere la rotta e assicurare anche una professionalità e una competenza maggiori, dall’altro però è molto vivo e flessibile e quindi si adatta a chi hai di fronte e alla problematica in questione.

Qual è stata un’occasione particolare in cui hai potuto mettere in pratica gli apprendimenti ricevuti durante il Senior?

A essere sincera non c’è un episodio o un apprendimento in particolare, perché tutta la mia attività oggi è permeata da ciò che ho imparato durante il Senior Practitioner. Mi ha dato un’intelaiatura per consolidare le mie competenze creative e quelle più strategiche di sviluppo delle persone e organizzarle in una struttura molto più concreta, nel contesto del business.

Senza dubbio comunque, ciò che più mi ha colpito e ho acquisito è l’osservazione, di sé, degli altri e del sistema in cui ci troviamo, che è in un certo senso la base dell’approccio e della sessione di Coaching, ma che è elevabile e applicabile in qualunque tipo di incontro, professionale e anche personale.

In cosa consiste la tua attività professionale oggi?

Oggi lavoro come brand consultant (personal, corporate e business branding) e Business Coach.

Come Coach seguo clienti diretti (manager, owner di PMI e non-profit, liberi professionisti, formatori…) spesso nell’area dell’identità personale, del Self-management, della comunicazione, della negoziazione e sviluppo del business e del work-life balance.

Come consulente di Branding affianco organizzazioni (profit e non-profit) nella messa a fuoco di valori e posizionamento, nella definizione del loro linguaggio, nella costruzione di un proprio storytelling, nella conoscenza delle loro Buyer Personas. Lavoro fianco a fianco dei soci o manager di riferimento (a seconda delle dimensioni e della tipologia delle società) per costruire o ridefinire la propria identità (come persone, team o organizzazioni) per esprimersi al meglio e in modo coerente al contesto di business e personale in cui vivono e vogliono ottenere risultati più performanti.

Sempre più spesso propongo e integro alla parte di consulenza, dei percorsi di Business Coaching come strumento di accelerazione potente per il raggiungimento degli obiettivi condivisi, con un buon feedback di ritorno da parte dei clienti che l’hanno sperimentato.

In che modo l’integrazione dell’approccio di Coaching può fare la differenza nei percorsi di consulenza classica?

Il Business Coaching può dare un contributo rilevante, perché permette di mettere a fuoco meglio e più velocemente alcuni aspetti salienti che nella consulenza tendono a rimanere nascosti oppure faticano ad emergere.
Ricordo a questo proposito un progetto con una Academy, il cui team era composto da manager e docenti universitari. La mission e la vision erano molto chiare, ma poco incarnate a livello operativo. Fare un percorso di Coaching ha aiutato il team a mettere sul tavolo le insight e gli elementi da prendere in considerazione e così definire meglio quali comportamenti mettere in atto per essere più efficaci.

Attualmente sei iscritta al Processo di riconoscimento delle competenze. Quale valore aggiunto dà la certificazione EQA al Business Coach come professionista?

Considero la certificazione EQA come la “vera” conclusione del mio percorso Senior Practitioner. Un riferimento autorevole e internazionale che confermerà la mia preparazione e professionalità come Coach.

Inoltre costituisce, a mio avviso, una preziosa possibilità di sostenere il mio posizionamento sul mercato.

Infine, mi darà l’opportunità di essere connessa ad un network di professionisti del mio settore per essere sempre aggiornata sui continui sviluppi, ricerche e formazione necessari per operare con standard sempre elevati di qualità e integrità.

A chi consiglieresti, secondo la tua esperienza ed opinione, di iscriversi al Senior Practitioner?

Sono molti i motivi per cui iscriversi. Al di là di chi ha già un’idea di voler diventare Coach, i contenuti del Senior Practitioner costituiscono un valido supporto per essere una persona più centrata e più performante nella propria professione.

Che tu sia un manager o un imprenditore, una figura junior che vuole crescere nel proprio posto di lavoro o un senior che vuole dare una svolta alla propria carriera, è utile sviluppare una maggior conoscenza e capacità di gestione di sé, comunicazione, empatia… Competenze che si allenano costantemente nel master, da usare personalmente ma che potrai mettere in campo nell’organizzazione in cui operi, contribuendo ad aumentarne valore e risultati.

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