Che cosa fa un Business Coach? In che modo il Business Coaching può essere utile per la mia attività? Potrebbe diventare una professione? E qual è il percorso giusto per farlo? Quanto impegno richiede? Per chi si approccia al Business Coaching o sta pensando di renderlo parte della propria vita lavorativa queste e altre domande sono naturali: è una scelta importante e merita di essere presa con il giusto livello di consapevolezza. E chi può risolvere questi dubbi meglio di chi questa strada l’ha già percorsa? Abbiamo chiesto a Christina Lundari, Country Director Italia, Spagna & MENA di Onefootball, che ha frequentato prima il nostro workshop I Basilari del Business Coaching e poi il Senior Practitioner in Business Coaching, che cosa si sentirebbe di dire a chi pensa di seguire la sua stessa strada.
- Ci racconti chi sei e in che modo il Business Coaching ha incontrato il tuo percorso professionale?
Mi sono laureata in Psicologia a Zurigo, studiando il ruolo della comunicazione di massa e della pubblicità sul comportamento delle persone. La comunicazione e le relazioni interpersonali sono sempre state al centro dei miei interessi e sono stata contenta di essere riuscita a intraprendere una carriera vicina a questa mia passione. Infatti, da 30 anni lavoro nel settore della comunicazione. In età più matura, ho fatto un percorso di analisi transazionale e ne ho apprezzato i molteplici benefici, dovuti in primis al focus sul qui e ora e sulle situazioni di vita reale. Nella mia posizione di Manager ho sempre trovato naturale supportare ogni persona del mio team nel dare il meglio di sé e nello sviluppo delle proprie competenze, traendone grande soddisfazione personale. Ho visto e vedo l’opportunità di diventare Business Coach come l’evoluzione del mio percorso, potendo poggiare su una lunga esperienza di People Management. Sto facendo le ore di pratica per la certificazione, che mi interesserebbe prendere.
- Che cosa ti aspettavi di trovare nel workshop I Basilari e che cosa hai effettivamente trovato?
Ho seguito il workshop su suggerimento di Diane Laschet e Gemma Fontana, le referenti di SCOA con cui mi sono interfacciata, per potermi fare un’idea più precisa dell’approccio della scuola al Business Coaching. Durante la sessione ho avuto la fortuna di essere coinvolta da Francesco Solinas in una dimostrazione pratica e quindi di sperimentare sulla mia pelle l’approccio del Senior Practitioner. Mi è piaciuta molto la volontà di basare la conversazione su esempi concreti di vita reale, ancorati a competenze specifiche, e non su riflessioni puramente teoriche. Questo ha determinato la scelta poi della scuola. Mi aspettavo e ho ricevuto un’overview del programma del corso, non mi aspettavo la sperimentazione live, che però è stata utile perché mi è servita per farmi un’idea più di pancia.
- Che cosa ti ha spinto a iscriverti al Senior Practitioner dopo il workshop?
Mi sono fidata del feeling positivo che ho provato durante i Basilari e mi sono iscritta con la voglia di provare a vedere se il Coaching fosse nelle mie corde. Mi ha rassicurata la chiarezza con cui SCOA definisce i perimetri del Business Coaching: diventare Coach a 360° mi sembrava troppo rispetto a un percorso professionale interamente dedicato al business. Invece vedendolo applicato alle competenze e all’area della professione in modo chiaro mi ha dato l’idea che fosse più adatto a me. La sfida ora è sfruttare la mia lunga esperienza di People Manager senza cadere nella trappola di switchare involontariamente da Coach a Mentor.
- Com’è cambiata la tua professione dopo aver concluso il percorso del Senior Practitioner in Business Coaching?
Ho fatto tesoro della scatola degli attrezzi che la scuola mi ha fornito nel corso dei nove moduli per gestire ancora meglio la relazione con il mio team. Parallelamente ho avviato la pratica. Quest’anno la mia azienda ha dovuto subire dei tagli e in questo clima di incertezza era importante tenere le persone motivate. Parlando con alcune persone ho trovato utile provare ad applicare il worst case scenario, e con questo abbiamo sciolto dubbi e paure rispetto anche alla prospettiva più funesta. Accompagnare i colleghi in riflessioni approfondite è sempre stata un’abitudine per me, ma grazie al corso l’ho fatto con più criterio.
- Perché consiglieresti ad altre persone di seguire I Basilari e poi di iscriversi al Senior Practitioner?
Personalmente l’ho trovato utile su tre livelli. Per una migliore comprensione dell’approccio di SCOA al Coaching; per conoscere un docente e avere una dimostrazione pratica dell’approccio; per avere la possibilità di fare domande e di sciogliere eventuali dubbi. Seguire il corso Senior Practitioner è stata un’esperienza per me estremamente positiva, anche grazie ai compagni di viaggio: sono stata inserita in una classe eterogenea di persone con diverse esperienze professionali alle spalle e abbiamo formato un bellissimo gruppo. Eravamo pochi e ci siamo molto aiutati lungo il percorso. Gli stimoli arrivati durante le lezioni sono stati molteplici: ho apprezzato le ore di sperimentazione in classe, la possibilità di provare a mettere in pratica la teoria. Ho apprezzato anche la varietà e l’esperienza dei docenti e il modulo residenziale, perché è un’esperienza immersiva che permette di scavare a fondo sulle proprie spinte motivazionali, e non credo che venga fatto in altre scuole. Sicuramente è un’esperienza che rifarei e che mi sento di consigliare.