Il 23 maggio si terrà la prima edizione del nostro nuovo percorso Leading Your (Leadership) Team, una giornata di allenamento per Senior ed Executive che vogliono comprendere in che modo il loro team possa diventare davvero efficiente. Ma cosa vuol dire gestire un team? Che competenze servono? E soprattutto, cosa vuol dire allenamento alle competenze? Lo abbiamo chiesto a Diane Laschet, Executive Business Coach e New Business Director di Performant by SCOA.
- Cominciamo con una generalizzazione e un piccolo momento di chiarezza: come si gestisce un Team? E perché nel titolo del percorso la parola Leadership è tra parentesi?
Innanzitutto per gestire un team bisogna tenere presente un concetto molto importante: il boss, chi è a capo del team, non sta sopra gli altri, ma è parte del gruppo. Darsi una mano l’uno con l’altro è fondamentale: solo così si realizzano tre caratteristiche che guidano la gestione dei team: le persone devono sapere cosa fare, devono essere preparate e devono saper lavorare insieme. Voglio porre l’accento su quest’ultimo punto perché è imprescindibile: il team funziona quando c’è complicità tra le persone, quando c’è la volontà di creare insieme, quando chi lo compone è mosso da curiosità e allo stesso tempo ha la possibilità di muoversi in autonomia. La fiducia reciproca è il perno attorno a cui si costruisce e si gestisce il team: è quello che emerge anche dal libro The Five Dysfunction of a Team di Patrick Lencioni, in cui viene espresso chiaramente che cosa un team non deve fare. Se c’è fiducia, se c’è autonomia, se c’è collaborazione, c’è anche coinvolgimento e si riesce a far passare il concetto che è giusto che tutti partecipino e anche se sbagliano non importa. È costruendo tutto questo che si riesce a gestire il team e a portare avanti il lavoro in maniera efficace. Il motivo per cui il termine Leadership, nel titolo del nostro percorso, è tra parentesi è perché queste caratteristiche si adattano a tutti i tipi di team, a qualunque livello gerarchico, ma il Leadership Team fa da esempio a tutta l’organizzazione: si misurano i risultati, si trovano le aree di efficientamento e se migliorano le prestazioni del Leadership Team migliorano a cascata le prestazioni di tutta l’azienda.
- Che cosa, nella tua esperienza da Coach, hai notato che ricorre nei Team che non riescono ad essere efficaci?
La differenza la fa tenere a bada l’ego di tutti: quello che siamo abituati a vedere nelle realtà (e ovviamente da Coach ci facciamo ancora più caso) è che c’è qualcuno di bravissimo che si prende carico di tutte le cose da fare e viene percepito come il migliore tra le persone del team. In realtà questa è una cosa molto sbagliata e l’ho potuto provare anche su me stessa: quando ho iniziato, dopo un po’ di anni di carriera, ho cominciato a pensare di sapere tutto e quindi chiedevo che le cose venissero fatte anche dagli altri in un certo modo, nel mio modo. Poi un po’ alla volta mi sono resa conto che questo era il risultato di una modalità vecchia di lavorare, che il mondo era cambiato e quindi mi serviva un approccio nuovo. Ho cominciato allora a far crescere, a credere negli altri, e mi sono accorta che questo faceva crescere anche me. Però non è un passaggio facile, anzi è molto difficile per una persona Senior ammettere i propri errori e osservarsi. Quando mi sono tolta di mezzo, ho iniziato a fidarmi: questo ha fatto sì che le persone tirassero fuori il loro meglio in assoluto. Far crescere gli altri significa affidarsi agli altri.
- In che modo il Coaching a un Executive o un Senior Manager può cambiare le performance di un Team? E come questo si può riflettere sull’organizzazione a livello macro?
Fare un percorso di Coaching con l’Executive Team aiuta le persone che ne fanno parte a osservarsi, come dicevamo prima, e quindi a capire quali sono i comportamenti da mettere in atto per migliorare se stessi e le proprie competenze. Ci è stato inculcato che quando diventiamo Senior dobbiamo sapere tutto, performare in tutto e questo fa sì che abbiamo costantemente paura di essere giudicati perché a nostra volta giudichiamo gli altri, ma questo atteggiamento porta le persone a perdere entusiasmo, a svolgere il compitino, privandole del coinvolgimento. Una volta che l’Executive ha trovato la sua strada nella gestione del team, allora interviene il Team Coaching. Ma il primo passo è l’auto-osservazione: una persona che sa osservarsi ha già fatto il 50% del lavoro.
- Quali sono le competenze di cui si può fare apprendimento in questo percorso e cosa vuol dire “allenarle”?
La capacità di lavorare in team comprende in sé molte competenze. Innanzitutto direi la consapevolezza di sé: porta a fare attenzione e a dare importanza a come ci si pone con gli altri, alle proprie abilità relazionali, e insegna anche a non prendere tutto sempre troppo sul serio. Poi entra in campo il pensiero critico: siamo in una fase in cui le aziende si stanno reinventando, devono cambiare modalità, e questo significa che la maggior parte di noi non ha degli esempi a cui rivolgersi. Sviluppare il pensiero critico quindi significa anche accettare i propri errori. C’è poi il processo decisionale: quando mi sono trovata io a lavorare in un ambiente tossico, mi è capitato di avere paura delle mie stesse decisioni, di quello che gli altri potevano pensare. A quel punto non ero più performante. Quello che bisogna fare invece è l’esatto contrario: riuscire ad aiutare le persone a credere in se stesse e quindi co-creare insieme le decisioni. Anche lo sviluppo di un growth mindset è fondamentale: fa la differenza se diventa un’attitudine collettiva, che guarda al miglioramento, al percorso, e non solo al risultato finale. E infine aggiungerei anche il coraggio: buttare luce sulla strada degli altri crea ingaggio e amplia la visione del team. Come dicevamo, sono tutte competenze che si possono allenare: qualcuno le avrà già di per sé più spiccate, ma in ogni caso vanno messe in pratica passo dopo passo. Bisogna ricordare che il cambiamento non avviene in un giorno solo, ma bisogna metterci impegno e costanza per portare a compimento il proprio percorso.
- Cosa diresti a un Executive che sta valutando l’iscrizione per convincerlo?
Gli chiederei di dare un’occhiata alle Five Dysfunction of a Team che abbiamo citato prima, di riflettere su quante e quali di quelle si manifestano nel suo team e che cosa potrebbe fare in prima persona per rendere ciò che è disfunzionale funzionale. L’obiettivo finale è sicuramente quello di fare un percorso di Team Coaching, ma non cambia niente se non si mette in gioco se stessi. Basta già questo lavoro sulla persona per arrivare a un miglioramento nel lavoro di enorme portata.
Vuoi partecipare alla prima edizione di Leading Your (Leadership) Team del 23 maggio? Contatta Diane Laschet: diane.laschet@performant.it