Un primo spaccato del modello P.R.O.V.A., il visioning, la definizione del problema e la presa di consapevolezza dell’obiettivo: il quinto modulo, lo spartiacque del programma Senior Practitioner in Business Coaching, ha dato un’accelerata ai futuri Coach facendoli entrare nel vivo di quello che può succedere in un percorso di Coaching e mostrando quanto questo può avere un impatto per il Coachee.
Com’è andata? Lo abbiamo chiesto a Monica Bellucca, Operation Manager del gruppo Manpower.
- Ci racconti qualcosa su di te e sul motivo che ti ha spinto a iscriverti al Senior Practitioner in Business Coaching?
Lavoro nel gruppo Manpower, dove ricopro il ruolo di Operation Manager: nello specifico mi occupo di coordinare team che lavorano su Ricerca e Selezione di profili di Middle Management. Prima di arrivare a questa posizione, nel 2014 ho seguito un master in Direzione del Personale e Relazioni industriali, in cui erano compresi due moduli dedicati al Coaching. Non avevo mai sentito parlare di Coaching, ma durante le lezioni sono rimasta colpita e affascinata da questa disciplina e così ho deciso di approfondire.
Il denominatore comune di tutti i miei lavori sono sempre state le persone, che mi appassionano, e penso che ci sia questo alla base della mia curiosità nei confronti di questa disciplina. Qualche anno fa poi ho avuto la fortuna di essere una Coachee e lì ho capito che prima o poi sarei dovuta stare dall’altra parte della scrivania. Non l’ho fatto subito, però, e sono contenta di non averlo fatto all’epoca perché mi mancavano esperienze che, col senno di poi, mi hanno ancora di più convinta che il momento anagrafico giusto sia ora.
Ho lasciato il Coaching in un cassetto per un po’, ma l’interesse era sempre lì. L’estate scorsa un mattino ho pensato “eccoci, è il momento” e quindi ho iniziato uno scouting delle scuole. Sono approdata a SCOA perché quello che era stato il mio Coach me ne ha parlato: è stato amore a prima vista, rispetto alle altre scuole si tocca da subito quanto il metodo sia estremamente più concreto.
- Nel quinto modulo avete iniziato a sperimentare il modello PR.O.V.A. Cos’è? In che modo è funzionale allo sviluppo del Coachee?
Io ho vissuto il modello PR.O.V.A. come un metodo nel metodo: credo sia un punto chiave, un momento di svolta nel percorso del Coachee, come quando si attivano le palline che fanno muovere gli ingranaggi. È un modello composto di quattro fasi che partono dal presente, analizzando il problema che vive il Coachee, e fa fare un salto pazzesco nel futuro.
E questo salto è funzionale allo sviluppo del Coachee: all’inizio rivive una o più situazioni della sua attuale modalità comportamentale, e già solo il riviverle dà la possibilità di ascoltarsi mentre si racconta ciò che succede; conseguentemente il Coach accompagna il Coachee in una proiezione futura fino a provare a capire come il Coachee può lavorare (cosa che vedremo nel prossimo modulo) e come definire le azioni da mettere a terra. È un momento complesso e delicato per il Coach e rivelatorio per il Coachee. Sì, se dovessi riassumere la mia esperienza in una parola, direi che il modello PR.O.V.A. è rivelatorio.
- Tra gli strumenti nuovi che avete messo nella vostra cassetta degli attrezzi da futuri Coach c’è il visioning. In cosa consiste? Che effetto ti ha fatto farne esperienza in veste di Coachee e metterlo in pratica come Coach durante la sperimentazione?
Il visioning è come un’immersione nella proiezione futura. Si tratta di visualizzare un orizzonte in un lasso temporale che ancora deve verificarsi, in cui il Coachee immagina di aver risolto il problema legato a una sua competenza comportamentale che precedentemente ha identificato nel suo presente. In questo modo riesce a toccarlo con mano. Quello che abbiamo appreso nel Quinto modulo e che mi ha molto colpito è che il Coachee sa già cosa desidera, il problema è fargli capire come raggiungerlo.
Quando nella sperimentazione ho fatto da Coachee ho fatto esperienza di cosa vuol dire che in questo momento si verifica uno “sblocco energetico”. Quando il Coachee vive questo momento con gli occhi chiusi, in una situazione di completo abbandono alla visione, riesce a far emergere tutto quello che deve tirare fuori da se stesso. Chiudere gli occhi per me ha fatto completamente la differenza: ho fatto un salto, prima ho rivissuto il problema e quindi sono andata giù, con i piedi schiacciati a terra, ma con il visioning ho fatto un salto liberatorio. Ho vissuto lo sblocco energetico che mi ha dato conferma di qualcosa che già so e che devo trovare la via per realizzare.
- Il quinto modulo è numericamente lo spartiacque del Senior Practitioner in Business Coaching, trovandosi a metà del percorso. Se dovessi fare una valutazione della tua esperienza fino a qui, in cosa senti di essere cambiata o cresciuta? Quali pensi potrebbero essere le tue aree di miglioramento nella tua professione e come Coach?
Il cambiamento maggiore credo di averlo fatto nell’ascolto: ora ho la percezione di non ascoltare più solo con le orecchie ma con tutto il corpo, in ogni confronto con le persone. Questo lo tocco con mano sia nelle sessioni sperimentali, che nelle simulazioni in aula, che nella vita. È molto bello perché è una delle cose su cui mi ero ripromessa di lavorare fin dal primo modulo. Sicuramente è una competenza da migliorare ancora, ma i riscontri di persone che conoscevo già da prima mi confermano che un cambiamento sta già avvenendo.
Ogni modulo è un momento di evoluzione e crescita, non necessariamente su un ambito specifico, ma ogni volta ti metti in discussione e ti chiedi se stai sbagliando. Sicuramente posso ancora migliorare sulla parte di flessibilità e innovazione, di seguire il processo, ma in modo più naturale e meno didattico.
- Che aspettative hai riguardo al sesto modulo?
Mi aspetto che sarà complicato tanto quanto il quinto: ho dato un’occhiata alle dispense e ho visto che gli argomenti sono molto complessi. Sono sicura che anche alla fine del prossimo weekend avrò dei nuovi dubbi, nuovi interrogativi su come agire ciò che vediamo in aula. Per me che vengo da Torino, ogni volta che arrivo a Milano per il Senior Practitioner affronto il viaggio come se a destinazione avessi un regalo da spacchettare, quindi chissà cosa ci troverò dentro questa volta. Immagino di montare un altro pezzo del castello che stiamo costruendo.