Il ruolo del Business Coaching nel potenziamento delle soft skills
Durante l’evento Alumni 2025, Gianfranco Goeta, fondatore di SCOA – The School of Coaching -, ha presentato il suo nuovo libro, “La Leadership Liberata”.
Tra le pagine più sorprendenti del libro, vi è una potente riflessione ispirata al film AIR: la storia delle Air Jordan come metafora perfetta per raccontare una leadership coraggiosa, collettiva, visionaria.
Cos’hanno in comune un paio di scarpe da basket, un gruppo di manager della Nike negli anni ’80, e il concetto di leadership? Apparentemente poco. Ma se si guarda con attenzione – e se a farlo è uno sguardo acuto come quello di Gianfranco Goeta – si scopre che dietro alla storia delle Air Jordan si nasconde una straordinaria lezione di guida, coraggio e trasformazione organizzativa.
Nel suo libro La Leadership Liberata: Sentire, Pensare, Dire, Fare: crescere ed essere leader, presentato il 20 febbraio 2025 nella sede di SCOA a Milano, in occasione del nostro Evento Alumni 2025, Goeta dedica un intero capitolo al film AIR, diretto e interpretato da Ben Affleck. Lo definisce “un gran bel film: ha suspense, ritmo, tiene attaccati alla sedia anche se si sa già l’esito. E lo fa con eleganza”. Ma quello che più colpisce non è solo la qualità cinematografica: è il modo in cui questo racconto fa emergere la “danza corale della leadership”.
Quando la leadership diventa un atto collettivo
Goeta scrive:
“Raramente, come in AIR, un film ha messo in scena, con altrettanta evidenza, la danza corale della leadership”.
Ed è proprio questo il cuore della riflessione: in AIR, non c’è un leader solitario, né un eroe che salva l’azienda con una trovata geniale. C’è piuttosto un gruppo di persone – con ruoli, interessi e prospettive diverse – che riesce a costruire insieme un’azione trasformativa. Una sinfonia di decisioni, intuizioni, rischi condivisi e visione.
L’iniziativa parte da Sonny Vaccaro (interpretato da Matt Damon), figura chiave per la Nike nella selezione degli atleti da sponsorizzare. Vaccaro intuisce che Michael Jordan non è solo un talento: è una promessa capace di cambiare le regole del gioco. E per questo decide di fare qualcosa di inedito, persino audace: contattare direttamente la famiglia Jordan.
“Decidendo di prendere contatto direttamente con la controparte, i Jordan, per metterne ben a fuoco la gamma dei bisogni impliciti ed espliciti, così apportare una soluzione vincente”.
Il suo gesto rompe le convenzioni, supera le gerarchie aziendali, e si fonda su qualcosa che in azienda si sottovaluta spesso: l’empatia. Vaccaro ascolta, sente, capisce. E propone un accordo che mette al centro non solo il valore economico, ma anche quello simbolico ed emotivo per il giovane atleta e la sua famiglia.
Sponsorship o partnership?
Goeta evidenzia il salto di paradigma che questa mossa rappresenta: non si tratta più di una semplice sponsorship, ma di una partnership profonda, con un investimento non solo finanziario ma anche valoriale, umano, reputazionale.
“Ecco cosa sta dietro la mossa rivoluzionaria di trasformare una sponsorship in una partnership che garantisce non solo un grosso introito nel breve termine, ma anche continuità e fama negli anni futuri”.
A fare la differenza è anche Deloris Jordan, madre del campione. È lei la figura cardine del processo decisionale: forte, saggia, protettiva, capace di una visione a 360° degli interessi del figlio.
“La vera titolare del potere decisionale nel clan, capace di una visione a 360° degli interessi del figlio, per esperienza, intuizione, sensibilità relazionale”.
Il film ci mostra così una leadership che è anche familiare, femminile, relazionale – e proprio per questo potentissima.
Una danza, non una marcia
Non si tratta di una battaglia, ma di una danza. Una danza fatta di equilibrio, ascolto, improvvisazione, fiducia reciproca. Goeta la descrive come:
“Una miscela, non affatto banale, di intuito, creatività, flessibilità e al tempo stesso tenacia, con cui il protagonista costruisce soluzioni inconsuete al garbuglio degli interessi contrastanti”.
Ed è questo l’insegnamento più forte per chi oggi si occupa di coaching, di leadership, di sviluppo organizzativo: il cambiamento non avviene per imposizione, ma per convergenza. Perché qualcuno osa vedere un’altra strada, ma poi riesce a coinvolgere gli altri nel cammino.
Anche Phil Knight, CEO di Nike, all’inizio scettico, capisce la forza della visione di Vaccaro e sceglie di fidarsi. Dà il via libera all’accordo, trasformando un’idea “pazza” in un successo planetario.
“Da ostacolo si trasforma in alleato, dando il via libera alla nuovissima transazione concepita dal comprimario”.
La leadership liberata e un atto corale
In conclusione, AIR non è solo la storia della nascita delle scarpe più iconiche di sempre. È la narrazione di una leadership distribuita, fatta di dialogo, intuito e alleanza. Ed è per questo che trova spazio, con grande coerenza, nel libro di Gianfranco Goeta: perché incarna perfettamente uno dei tanti modelli di leadership, intesa come percorso di crescita.
Una leadership che non comanda, ma ascolta. Che non impone, ma ispira. Che non si esercita da soli, ma insieme.
“Dando vita alla danza corale fra tutti i co-protagonisti che rende possibile il raggiungimento di un traguardo in partenza altamente improbabile”.