Il Coach racconta il Senior Practitioner: il Modulo 6
Diventare Business, Corporate & Executive Coach con competenze riconosciute a livello internazionale. Sostenere il proprio sviluppo professionale, quello del proprio team e delle proprie organizzazioni per migliorare i risultati di business. Il programma per Senior Practitioner in Business Coaching offre questo e molto altro.
Lo raccontiamo modulo per modulo, guidati dai nostri Coach e docenti. In questo articolo parliamo del Modulo 6.
Il Senior Practitioner in Business Coaching è un percorso articolato in nove moduli, riconosciuto come EQA Senior Practitioner dal prestigioso ente EMCC – European Mentoring & Coaching Council, la più grande associazione europea del settore. A livello globale, esistono solo 24 corsi che vantano un riconoscimento di così alto livello, e in Italia l’unico programma con questa qualifica è offerto da SCOA.
Ma come funziona e perché rappresenta un’opportunità unica? Finora abbiamo approfondito:
– Il Modulo 1 con Francesco Solinas
– Il Modulo 2 con Deborah Bianchi
– Il Modulo 3 con Alberto Camuri
– Il Modulo 4 con Patrizia Bega
– Il Modulo 5 con Carmen Serlenga
Ciao Marianne, parliamo del modulo 6: quali sono le sue caratteristiche principali?
La caratteristica principale di questo modulo, che credo sia ciò che lo rende diverso dagli altri, è che si tratta di un weekend molto pratico: c’è meno teoria (perché la si è già vista prima) e tantissima sperimentazione sul campo. Nel modulo 6 si attiva nelle persone che frequentano il Senior Practitioner la consapevolezza che la risposta alle nostre domande è già dentro di noi e che quindi il Coachee ha già dentro di sé le risorse necessarie al cambiamento.
Nel modulo 5 si sperimenta la prima parte del modello PR.O.V.A., durante la quale il Coachee capisce qual è il problema su cui vuole lavorare, intraprende il viaggio verso l’obiettivo e vede se stesso realizzarlo. Con questo modulo si fa il passo successivo e cioè si impara ad aiutare il Coachee a tirare fuori le risorse per il cambiamento: il compito del Coach quindi diventa quello di aiutare il Coachee a trovare queste risorse. Nella seconda giornata si sperimenta l’ultima fase del metodo PR.O.V.A dove il Coach ha il compito di mettersi a disposizione per creare uno spazio sicuro per un allenamento che sia il più reale possibile. Solo attraverso un allenamento reale si può rendere reale il cambiamento.
Quali sono gli strumenti che i futuri Coach imparano a padroneggiare nel corso del weekend e in che modo saranno rilevanti per la loro formazione?
Il principale strumento che imparano a padroneggiare sono loro stessi: si esce dal modulo con una maggiore consapevolezza di come condurre una sessione di Coaching e le sue varie fase energetiche ma soprattutto con una maggiore consapevolezza di sé e delle risorse che si hanno come Coach, del proprio stile di Coaching e delle proprie capacità di farcela. Al termine del modulo 6 la sperimentazione del modello PR.O.V.A. è completa, e quindi si ha visione del percorso totale che va dall’individuazione del problema all’allenamento a mettere in atto una strategia con azioni pratiche e ben preparate.
Questa fase è anche un’occasione per allenare la propria presenza nella sessione, quello che chiamiamo l’”ego management”, che per il Coach è fondamentale: è una cosa che iniziamo a dire già dal primo modulo, ma in questa fase lo possono davvero toccare con mano, perché per creare uno spazio sicuro per il Coachee bisogna necessariamente farsi un po’ da parte.
Durante questo modulo i partecipanti mettono in campo gli strumenti magari già visti durante i moduli precedenti, ma di cui ora se ne percepisce il vero valore, come il feedback: ne vengono dati tanti durante il weekend per stimolare chi partecipa a usare tutte le proprie risorse sia come Coach che come persona, a valorizzare le proprie esperienze e metterle in pratica nel Coaching.
Stessa cosa nell’ultima fase del P.R.O.V.A, usando il Role-Play: è uno strumento che diventa più familiare, ma che in questo contesto mostra con forza tutte le sue potenzialità. Inoltre, dopo il Role-Play si sperimenta come dare un feedback profondo e onesto al Coachee, che sia davvero utile prima che lo metta in campo.
Sono tutti attrezzi che i futuri Coach potranno usare nelle sessioni per aumentare la fiducia del Coachee nelle sue potenzialità, aiutarlo a valutare bene rischi e fattibilità, far venire a galla i comportamenti reali e rendere più concreto il passaggio all’azione.
Nel modulo 6 è evidente come al termine del modello PR.O.V.A. si lasci il Coachee con la determinazione di attuare un cambiamento e con la consapevolezza di come lo farà, quando lo farà e dove lo farà, aumentando così la probabilità di successo. Questo modulo è una prova generale che mette in luce un processo energetico: parte da una grande sofferenza per permettere al Coachee di vedere i costi del comportamento attuale e intravedere una prospettiva nuova, trovando le risorse e le esatte modalità per mettere in campo il cambiamento in modo da avere un impatto sull’aumento dell’energia necessariao.
Che tipo di percorso e quali sfide devono affrontare?
Nel modulo 6 chi frequenta il Senior Practitioner affronta un percorso di valorizzazione, che abbraccia sia loro stessi che il potenziale futuro Coachee e che passa dalla consapevolezza e dal rispetto.
Il passaggio più difficile da fare è riuscire a immergersi nella realtà del Coachee e lasciare che trovi la sua soluzione, senza cadere nei consigli né nella tentazione di indirizzare la scelta. È un cambiamento di prospettiva complicato soprattutto per chi viene dal mondo della consulenza o chi è abituato a fare il capo.
Bisogna riuscire ad aprirsi per accogliere una realtà che è diversa dalla propria e in cui magari non ci si rivede e usare la propria presenza in maniera funzionale per il Coachee. È molto sfidante mettersi alla pari o addirittura a disposizione del Coachee.
Un’altra sfida è l’allenamento alla trasparenza e al coraggio: due competenze indispensabili per aiutare il Coachee ad essere più efficace. Per portare all’altra persona ciò che si è sentito è importante sviluppare delicatezza, sensibilità e anche coraggio nel restituire ciò che è utile e funzionale e che magari è qualcosa che il Coachee non ha mai sentito.
Che rapporto hai tu con il modulo 6? Qual è per te il cuore di questo modulo?
Il modulo 6 dà la capacità di fare una sessione di Coaching intera e complessa e di conseguenza pone i futuri Coach nella condizione di sviluppare una certa fiducia in se stessi di saperlo fare, insegna come sbloccare gli ostacoli, individuare bene il problema, immaginare una soluzione con una situazione ideale e testare come metterla in pratica. È di fatto un laboratorio. Quindi penso che il vero cuore del modulo sia proprio la fiducia in sé.
Io sono molto legata al modulo 6, da un lato perché, essendo il weekend sulla chiusura del metodo, è molto efficace e a me piace essere lì per ricucire e mettere insieme i pezzi di ciò che è stato detto in precedenza. Ma soprattutto mi piace perché è il momento in cui i partecipanti emergono come Coach e proprio li si vede crescere tantissimo, anche come gruppo, nel modo in cui si sostengono. Mi emoziona molto l’evoluzione ed è per questo che credo sia un onore essere il docente di questo modulo.