Il Coach racconta il Senior Practitioner: il Modulo 2
Diventare Business, Corporate & Executive Coach con competenze riconosciute a livello internazionale. Sostenere il proprio sviluppo professionale, quello propri team e delle proprie organizzazioni per migliorare i risultati di business. Il programma per Senior Practitioner in Business Coaching offre questo e molto altro.
Lo raccontiamo modulo per modulo, guidati dai nostri Coach e docenti. In questo articolo parliamo del Modulo 2.
Il Senior Practitioner in Business Coaching è un percorso di nove moduli che consente di accedere a un livello di competenze riconosciuto come EQA Senior Practitioner dal prestigioso ente EMCC – European Mentoring & Coaching Council (la più grande associazione in Europa in questo settore). Al mondo esistono solo 24 corsi riconosciuti a un livello così alto. In Italia il Programma per Senior Practitioner di SCOA è l’unico.
Ma come funziona e perché rappresenta un’opportunità unica? Dopo aver presentato il Modulo 1 con il docente Francesco Solinas, passiamo al Modulo 2, in compagnia di Deborah Bianchi.
Ciao, Deborah. Abbiamo già presentato il Modulo 1 con Francesco Solinas, ora tocca al “tuo” modulo. Potresti raccontarci un po’ di cosa tratta il Modulo 2 e come si struttura?
Il Modulo 2 del Senior Practitioner Course ha una durata e propone una metodologia uguale agli altri moduli: due giornate da otto ore, con un approccio esperienziale che parte dal fare per favorire un apprendimento profondo, volto a stimolare i partecipanti ad entrare in contatto con se stessi. I temi trattati non sono legati specificatamente a uno dei sette passi del nostro modello di Coaching, come succede in altri moduli. Qui gli argomenti sono trasversali a tutto il percorso. Ci concentriamo sull’assetto interiore che un Coach deve avere e sull’importanza della comunicazione interpersonale per poter essere efficace.
I temi centrali sono la consapevolezza di sé, l’empatia, l’ascolto, gli stili di comunicazione, la riformulazione e il feedback, elementi fondamentali per costruire una buona relazione tra Coach e Coachee. Iniziamo a introdurre il tema del feedback, che viene poi affrontato più approfonditamente nel Modulo 4, quale strumento chiave per favorire una comunicazione efficace e per aiutare il Coachee a prendere consapevolezza di sé.
Sembra un modulo molto incentrato sulle soft skills del Coach. Come si articolano le due giornate?
La prima giornata è dedicata a far entrare i partecipanti in contatto con se stessi e a stimolare la loro empatia, dimensione fondamentale per creare una relazione di Coaching solida. Vengono proposte attività che fanno vivere ai partecipanti esperienze concrete che stimolano la consapevolezza di sé. Grazie all’utilizzo dei Tool Metalog (strumenti della metodologia EOL – Experience Oriented Learning – progettati sulla base delle più recenti scoperte neuroscientifiche) i partecipanti hanno modo di riflettere sui comportamenti agiti, sull’impatto che questi hanno sull’altro, e di confrontarsi rispetto all’esperienza vissuta. Sono quindi stimolati ad analizzare nel dettaglio le dinamiche intrapersonali e interpersonali e a darsi feedback, in particolare sui temi cardine nel Coaching: l’ascolto e l’empatia.
Nel pomeriggio della prima giornata, passiamo ad approfondire un tema chiave per il Coaching: il valore della domanda. Si esplorano le varie tipologie di domande e si simulano alcuni passaggi della sessione di Coaching per dare avvio all’allenamento che caratterizzerà tutto il corso. Questo passaggio è essenziale, perché il Coach deve saper usare le domande in modo consapevole per facilitare il processo di sviluppo del Coachee.
E come affrontate il tema della comunicazione all’interno del Coaching?
Analizziamo tutti gli elementi della comunicazione, verbale, non verbale e para-verbale, e riflettiamo sull’importanza di utilizzare le parole e la postura adeguate a favorire un’interazione efficace. La cura del linguaggio è fondamentale in qualsiasi relazione, e nel Coaching è determinante per agevolare un dialogo profondo.
Le parole hanno un peso enorme: possono far sentire il Coachee accolto e compreso oppure messo a disagio. È proprio per questo che lavoriamo a fondo sulla scelta delle parole e dello stile di comunicazione, sul saper riconoscere la propria propensione a utilizzare uno stile specifico e comprenderne i punti di forza e quelli di attenzione. Nell’ultima parte della prima giornata i partecipanti iniziano a esercitarsi facendo domande mirate, ascoltando in modo attivo, prestando attenzione a tutti gli aspetti della comunicazione, nel simulare una sessione sperimentale.
Quali sono invece le attività principali della seconda giornata?
La seconda giornata è più pratica. Diamo avvio ai lavori ripercorrendo i contenuti della prima giornata, per chiarire eventuali dubbi o difficoltà sui temi affrontati, per poi concentrarci su una tecnica molto utile nel Coaching: la riformulazione. Il Coach, attraverso la riformulazione, fa da specchio al Coachee, aiutandolo a vedere le cose da una nuova prospettiva. Questa tecnica consente al Coachee di riconsiderare i suoi pensieri o comportamenti e di valutare nuove strade. Dopo una breve introduzione teorica, passiamo alle esercitazioni pratiche, in cui i partecipanti si allenano ad ascoltarsi e a dare feedback, e qui introduciamo un altro concetto cardine: la sospensione il giudizio.
La sospensione del giudizio è un tema complesso. Come lo affrontate nel corso?
È un tema davvero delicato, soprattutto per chi arriva da un contesto aziendale, dove esprimere giudizi rapidi e risolvere problemi fa parte del lavoro quotidiano. La sospensione del giudizio non significa annullarlo, ma metterlo temporaneamente “da parte”. Questo è fondamentale per evitare di condizionare la relazione di Coaching. Un Coach deve imparare a non farsi influenzare dalle proprie opinioni personali, ma lasciare che sia il Coachee a esplorare le proprie soluzioni. Lavoriamo molto su questo aspetto durante tutto il corso, perché richiede un allenamento continuo.
Quali sono, secondo la tua esperienza, le principali sfide che i partecipanti affrontano in questo modulo?
Oltre alla grande sfida della “sospensione del giudizio”, una delle principali criticità è che siamo ancora all’inizio del percorso e molti partecipanti vorrebbero già iniziare a “fare” avviando sessioni di Coaching sperimentali, ma non hanno ancora tutti gli strumenti necessari. Il Modulo 2 è più teorico e trasversale, non fornisce strumenti pratici immediati, come fanno altri moduli. Questo può creare una certa frustrazione, perché i partecipanti sentono di essere ancora in fase di rodaggio. Inoltre, alcuni potrebbero non essere ancora abituati a fare un’introspezione profonda e a mettersi in discussione, cosa che può rendere il percorso per loro più sfidante. È un modulo che richiede pazienza e apertura al cambiamento.
Visto che il Modulo 2 è un punto di snodo importante nel percorso, come vedi il suo impatto sullo sviluppo dei futuri Coach?
Il Modulo 2 è cruciale perché pone le basi per il futuro del Coach. Le competenze che sviluppiamo qui – empatia, ascolto, comunicazione, riformulazione, feedback – sono fondamentali in ogni fase di un percorso di Coaching. Anche se può sembrare un modulo più teorico, è un momento di crescita personale che prepara i partecipanti a essere Coach consapevoli. Il mio obiettivo è fare in modo che i partecipanti lascino il modulo con una maggiore chiarezza su chi sono come Coach e su come gestire una relazione di coaching in modo efficace.