Certificazione EMCC: l’ultimo step per diventare Business Coach
Nelle interviste degli ultimi mesi abbiamo visto che cosa succede nei singoli moduli del Senior Practitioner in Business Coaching, cosa apprendono i partecipanti, poi come continua il percorso da Business Coach anche dopo la fine delle lezioni. Oggi continuiamo questo viaggio con l’ultimo step: la certificazione. Quali sono le sfide più grandi che chi decide di prenderla si ritrova ad affrontare? Come cambia la vita professionale una volta che si diventa Coach certificati? Quali sono le opportunità? Lo abbiamo chiesto a Laura Padovan, che dopo aver partecipato al nostro Senior Practitioner ha preso la certificazione EMCC all’inizio del 2024.
- Ci racconti qualcosa di te, del modo in cui ti sei approcciata al Business Coaching e come hai conosciuto SCOA – The School of Coaching?
Sono una persona curiosa e la mia motivazione passa attraverso l’apprendimento. Ho lavorato nel marketing in aziende multinazionali per oltre venticinque anni e dal 2016 ho scelto di fare la consulente per avere del tempo da dedicare anche ad altro. Mi sono così avvicinata alla mindfulness seguendo dei percorsi di formazione con il Center for Mindfulness per diventare MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction) teacher.Lavorando con le aziende per portare la gestione dello stress tra le iniziative legate al benessere delle persone, ho capito che mi piaceva affiancare le persone ed accompagnarle verso una nuova consapevolezza. Così ho cercato la modalità per valorizzare questo nuovo interesse e mi sono avvicinata al Business Coaching. Ho conosciuto SCOA attraverso il passaparola. Uno dei punti di forza che avevo individuato in questa scuola era proprio la grande attenzione che il percorso di formazione dedicava allo sviluppo della consapevolezza del sé attraverso la pratica riflessiva.
Mi sono iscritta nell’autunno 2020, frequentando il percorso quasi tutto online. Ho incontrato i compagni di persona solo nel modulo 8, quello residenziale, e nell’ultimo. Le persone che ho conosciuto sono state dei compagni di viaggio fantastici; abbiamo condiviso un percorso di crescita importante, dove l’accoglienza di sé e dell’altro e il sostegno reciproco sono stati gli ingredienti chiave del viaggio.
- Nella tua esperienza hai anche intrapreso un percorso di formazione in mindfulness: in che modo pensi che questa disciplina si intersechi con il Business Coaching?
Ci sono molti elementi in comune. La pratica della mindfulness allena all’ascolto di sé e dell’altro, al fare amicizia con tutte le emozioni, comprese quelle che di solito sono ritenute spiacevoli, all’osservazione dei pensieri e a prenderne le distanze, al non giudizio. Sono tutti ingredienti fondamentali per un Coach, perché permettono di creare la fiducia e aiutare il proprio cliente a sua volta a prendere consapevolezza di sé, delle modalità spesso automatiche con cui reagisce (al lavoro ma non solo).Il primo giorno del percorso di Senior Practitioner ho osservato come il mio “allenamento” all’ascolto non giudicante era un elemento fortemente distintivo rispetto ai compagni, soprattutto rispetto a chi aveva un’estrazione HR dove giudizio e valutazione sono sviluppati per la natura stessa del ruolo.
Molti degli insegnanti (soprattutto nei moduli 1, 8 e 9) usano la mindfulness: la grande attenzione a questa pratica è il motivo per cui ho scelto questa scuola.
- Alla fine del percorso di Senior Practitioner hai scelto di prendere la certificazione EMCC: ci racconti come ti sei preparata e quali sono stati i compiti da svolgere?
Il primo grande lavoro è stato fare un esercizio di auto-osservazione e autovalutazione: il questionario di fine percorso del Senior Practitioner è un lavoro importante e che richiede un certo impegno; ci sono domande su tutte le competenze, sui moduli. È un lavoro di grande introspezione e autoanalisi che aiuta a ripercorrere tutto il percorso di apprendimento, modulo per modulo, facendo un’autovalutazione rispetto a ciascun passaggio proposto durante le lezioni. È stata fondamentale la pratica riflessiva, fatta durante tutto il Senior Practitioner e durante i percorsi con i Coachee sperimentali perché mi ha aiutata a soffermarmi sui momenti di difficoltà e a condividerli con il mio tutor. Da qui ho raccolto spunti molto utili per l’autovalutazione. Nella pratica riflessiva si ripercorrono i momenti in cui si sono agite le competenze, le difficoltà avute con il Coachee, la sperimentazione sul campo: è come se fosse un diario che registra la tua esperienza di Coach prima durante e dopo la sessione, dove prendi nota degli insight, dei momenti di agio, di disagio, degli impasse. Di sessione in sessione, Il diario diventa la base per trovare gli spazi per il miglioramento, per condividere coi compagni o avere un confronto col tutor basandosi sulle casistiche specifiche.L’altra parte interessante è stata la tesina: dato che lavoravo a tempo pieno nel marketing, ho deciso di dedicare una vacanza per fare una full immersion nella scrittura. È stato un bel momento condiviso con una compagna di Senior: ci siamo ritagliate una settimana fuori Milano per farlo insieme. Sono stati giorni di riflessione, di soddisfazione per me stessa, di presa di consapevolezza dei grandi passi avanti fatti in quell’anno, di gratitudine per avere avuto l’opportunità di intraprendere il percorso del Senior Practitioner che mi ha lasciato grande energia e ha confermato a me stessa che volevo costruire un solido piano B.
- E il giorno dell’esame, com’è andato?
L’incontro con Alberto Camuri, che era stato anche docente di uno dei moduli, è stato emozionante come un vero e proprio esame. C’era timore reverenziale nei suoi confronti perché la sua personalità ed esperienza arrivavano forti anche attraverso lo schermo quando l’ho conosciuto (solo online) durante il Senior Practitioner. Sono state due ore intense e sono volate: una volta seduta al tavolo mi sono lasciata andare, ho portato me stessa nella mia autenticità. Durante l’esame vengono accertate tutte le competenze del business coach, partendo dalla documentazione presentata. Il prof. Camuri mi ha rivolto molte domande per approfondire e fare challenge rispetto a come meglio agire il ruolo di Coach nel tempo. È stata un’intensa sessione di Coaching.Durante la discussione mi rendevo conto di lasciarmi alle spalle quasi trent’anni di marketing per intraprendere una nuova avventura.
È stato un momento di arrivo da un lato e di partenza dall’altro, dove convivevano incertezza, curiosità ed energia e che mi ha dato il coraggio di intraprendere la nuova esperienza.
- Com’è cambiata la tua vita professionale ora che sei una Coach certificata? Qual è l’aspetto che trovi più sfidante e quale quello più soddisfacente?
Dopo la certificazione è cambiato tutto: mi sono presa un breve periodo sabbatico per creare spazio tra il vecchio e il nuovo ruolo e per riordinare le idee. Ho riattivato il mio network per annunciare il mio cambio di cappello; ho timidamente iniziato la comunicazione attraverso i social e ho intenzionalmente attivato gli incontri di networking one to one. Ho osservato che l’apertura delle persone all’ascolto è alta; ho superato le mie resistenze nel contattare persone che non sentivo da molto tempo e che avevo incontrato negli anni, allenando consapevolmente (e non senza fatica) la mia anima commerciale. In questo nuovo “lavoro” di promuovere me stessa la sfida maggiore è valorizzare le mie nuove competenze e osare un po’ facendo leva su ogni segnale positivo che arriva man mano dalla controparte.
Mi sono iscritta anche a EMCC ITALIA: è stata una scelta naturale. Grazie al percorso del Senior Practitioner e alle tante ore sperimentali avevo accesso direttamente al livello Senior Practitioner di EMCC: l’iscrizione dà accesso a una serie di stimoli settimanali che sta a ciascuno prendere, si creano dei rapporti anche personali molto arricchenti.
In parallelo mi sono anche iscritta ad un corso dedicato all’AI per mettere a fuoco come questo strumento potrebbe aiutarmi nel costruire il business plan. Le opportunità sono tantissime. In questa iniziativa ho preservato la mia anima marketing per metterla al servizio del nuovo ruolo.
- Che consiglio daresti a una persona che, come te, vuole prendere la certificazione da Business Coach?
Il mio consiglio è di prendere la certificazione il prima possibile dopo la conclusione del Senior Practitioner perché ci sono molte sinergie nel preparare tutta la documentazione insieme e nel beneficiare delle relazioni che si creano durante il percorso. Inoltre credo che la preparazione ottenuta durante i moduli, insieme alle sperimentazioni, offrano delle basi solide per presentarsi da subito nel mercato. La certificazione offre un biglietto da visita senza il quale è difficile entrare nel mercato del coaching presso le aziende. Quello che io trovo interessante delle iniziative di EMCC, è che ogni venerdì c’è un gruppo che propone una sessione di trenta minuti dedicata alla pratica riflessiva. Sono tutti momenti di grande valore e senza l’iscrizione ce li si perderebbe.