IL MODELLO PROVA E LE QUATTRO NOBILI VERITÀ PARTE 2

Redazione SCOA_Il modello PROVA_pt2

Il mondo Occidentale e quello Orientale condividono tanto. Pensieri, idee e concetti che, a seconda della parte del globo in cui ci troviamo, prendono nomi e sfumature differenti.

Un esempio di questo legame è il possibile parallelismo tra la metodologia del business Coaching con i modelli del Dharma. Già in precedenza abbiamo confrontato la struttura del nostro modello PR. O. V. A. – metodologia cardine della Scuola – con le 4 Nobili Verità, soffermandoci sulle prime due Verità e il primo step del modello PR. O. V. A.

Leggi anche: Il modello PR.O.V.A. e le 4 Nobili Verità – parte I

Oggi, analizzeremo gli ultimi due passaggi del modello PR. O. V. A. (Viaggio e Azione), confrontandoli con le ultime due Nobili Verità.

Terza Nobile Verità – La cessazione della sofferenza: il nobile obiettivo per risolvere i problemi

La terza Nobile Verità del buddhismo è riconducibile all’obiettivo (O.), seconda fase del modello PR.O.V.A.. E’ la buona novella. La sofferenza è inevitabile (prima Nobile Verità), le cause sono riconducibili ad attaccamento e avversione (seconda Nobile Verità) ma possiamo uscirne!

La psicologia buddhista considera la cessazione della sofferenza come un risveglio. Si agisce senza le afflizioni dovute ad attaccamento, avversione e ignoranza. E’ un nuovo modo di stare al mondo senza essere più condizionati da fattori mentali inquinanti.

Nel business Coaching la cessazione della sofferenza ha a che fare con l’obiettivo: quando abbiamo gli strumenti per risolvere i problemi possiamo sviluppare comportamenti professionali funzionali a ciò che vogliamo ottenere. Siamo spinti ad agire, a muoverci, a sfidarci per raggiungere un traguardo importante per la nostra crescita professionale e allo stesso tempo lasciare andare vecchie le abitudini.

E’ molto bello quando, dopo la fase del problema, nasce una sana motivazione nel Coachee a lanciarsi alla ricerca di un traguardo professionale e a mettere in gioco comportamenti diversi dal proprio abituale modo di agire. Il successo nasce già da lì, dall’intenzione positiva a mettersi davvero in gioco.

C’è un nobile obiettivo a cui tutti noi aspiriamo che è il vero motore del nostro cambiamento: il desiderio di essere felici e il desiderio di allontanarci dalla sofferenza. E’ naturale, è un nostro bisogno profondo che ha permesso all’esistenza umana, nei millenni, di evolversi. Siamo abituati a darci degli obiettivi proprio per queste ragioni. Siamo altrettanto abituati a cercare sempre qualcosa di meglio per soddisfare i nostri desideri difficili da saziare.

La terza Nobile Verità ci insegna che gli obiettivi sono sani quando lasciamo andare la parte di noi che fa dipendere da essi la nostra felicità. Se metto in parallelo questo principio con la fase dell’obiettivo del PR.O.V. A., il coach fa a mio parere un buon lavoro quando aiuta il Coachee non solo a focalizzare l’obiettivo in modalità s.m.a.r.t. (responsabile, raggiungibile, tempificato, motivante, misurabile), ma anche nel sostenerlo a riflettere su come possa godersi la strada verso il traguardo.

Perseguire l’obiettivo significa, quindi, agire con determinazione verso il risultato e, allo stesso tempo, mollare l’osso nel desiderarlo ad ogni costo, mettendo in primo piano la prestazione, l’impazienza e l’aspettativa. Un paio di domande utili in questa fase sono: “Come posso godermi il viaggio verso l’obiettivo?” Che significato ha per me l’obiettivo che voglio raggiungere?

E’ una prospettiva  importante perché sul lavoro siamo abituati a reagire alle richieste organizzative che ci portano a pensare “devo cambiare perché me lo chiedono”, oppure nel far dipendere la nostra autostima all’esclusivo ottenimento di qualcosa (soldi, potere, status, riconoscimento, per fare alcuni esempi).

Purtroppo queste convinzioni a volte non coincidono con ciò che è davvero buono per noi, perché generano avversione e/o attaccamento. La terza Nobile Verità insegna a liberare il campo da questa confusione invitandoci a coltivare una mente libera dai condizionamenti attraverso la rimozione delle cause principali della sofferenza, indicate nella seconda Nobile Verità.

A proposito di condizionamenti, sappiamo quanto sia importante il ruolo dell’organizzazione nel business Coaching. Quanto peso ha l’azienda negli obiettivi professionali fissati dal Coachee? Sappiamo anche che il cambiamento non può essere qualcosa da perseguire solo perché ce lo chiedono gli altri. In quest’ottica, l’obiettivo è nobile quando ha significato per il Coachee prima di tutto sul piano personale. E’ infatti bellissimo quando il cliente sente che il cambiamento professionale su cui sta investendo tocca il suo ruolo professionale e allo stesso tempo viene vissuto come salto in avanti per la propria crescita personale. E quando ciò succede l’organizzazione di cui il Coachee fa parte ne trae sempre beneficio.

Le sfide che hanno valore per noi e nelle quali possiamo goderci il viaggio verso l’obiettivo, libere dall’attaccamento e dall’avversione verso qualcosa o qualcuno, portano serenità e benessere. La determinazione e la gentilezza sono due buoni ingredienti del percorso, affinché anche chi ci sta intorno possa trarne beneficio.

Quarta Nobile Verità – Il sentiero che porta alla cessazione della sofferenza: i comportamenti da praticare verso l’obiettivo

La quarta Nobile Verità coincide con la fase del viaggio (V.) e dell’azione (A.) del modello PR.O.V.A.. E’ la ricerca di una via e di un’azione coerente con il desiderio maturato e l’obiettivo tracciato. E’ una fase cruciale perché si passa dalla consapevolezza all’azione; senza la seconda, la prima è pura filosofia.

Tale sentiero, nel mondo buddhista, è conosciuto come “La Via di Mezzo”, perché evita i due estremi: da un lato la ricerca della felicità attraverso la soddisfazione dei piaceri e dall’altro opposto l’auto-mortificazione, cioè la troppa tensione allo spirito di sacrificio e alla rinuncia. In estrema sintesi, si parla di indulgenza al piacere e indulgenza al dolore, o, per dirla in altro modo, via dell’indolenza e della tensione.

Nel business Coaching, quando il Coachee è volto all’obiettivo, due forze entrano in gioco e molto spesso una prevale sull’altra oppure entrano in conflitto generando una impasse. Una forza spinge verso il risultato, compete, desidera e una forza più prudente frena, conserva, invita a mantenere lo status quo. Mentre la prima è energica, esploratrice e tesa in avanti, la seconda è prudente, protettiva e a volte indolente. In una sessione di Coaching la via di mezzo consiste nel sostenere il Coachee ad agire prendendosi cura al bilanciamento delle forze interiori in gioco, nella ricerca di una negoziazione win-win.

Le fasi della via (V) e dell’azione (A)  del PR.O.V.A. hanno dunque la loro più completa espressione quando i comportamenti messi in campo verso l’obiettivo salvaguardano il desiderio esplorativo della sfida con il bisogno di sicurezza, così da garantire equilibrio nel cambiamento. L’azione sarà tanto più benefica quanto più sarà libera da condizionamenti esterni, principio indispensabile per realizzare la padronanza personale e la leadership.

Nel business Coaching parliamo spesso di comportamenti osservabili per misurare il cambiamento. Vi è un altro indicatore del cambiamento altrettanto importante, a mio modo di vedere decisivo, che è il fattore emotivo. Esso, quando la quarta Nobile Verità è coltivata, si manifesta con i sintomi di pace, stabilità, equilibrio e generale  benessere.

Nel tentativo di fare una crasi tra la quarta Nobile Verità e le ultime due fasi del modello PR.O.V.A., la crescita professionale ha bisogno di essere accompagnata non solo dal perseguimento dell’obiettivo attraverso azioni efficaci, ma anche e soprattutto da atteggiamenti e intenzioni che promuovano la ricerca del benessere.

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