Come dobbiamo comportarci quando, durante le sessioni, il Coachee inizia a parlare della propria vita privata e personale? Spesso, i partecipanti del corso per diventare Senior Practitioner in Business Coaching Practitioner rivolgono questa domanda ai nostri Coach, preoccupati di sconfinare dalla propria sfera di intervento.
L’essere umano è un’entità complessa: vive in bilico tra molteplici dimensioni, intersecate tra di loro, ognuna delle quali è influenzata dall’altra. Per questo non sempre è semplice dividere il personale dal professionale e, purtroppo, capita che i problemi di lavoro vengano portati a casa e che le preoccupazioni personali si presentino anche in ufficio.
Insomma, il lavoro del Business Coach è un mestiere quanto mai delicato: operare prettamente in ambito lavorativo non è facile come sembra e, in sessione, emergono frequentemente dinamiche della sfera personale.
La linea tra Life Coaching e Business Coaching
Carlo Boidi, Senior Business Coach, Partner di Performant by SCOA, ci spiega la complessità dell’attività di Coaching attraverso una metafora molto calzante. “l’uomo assomiglia a uno di quei campi sportivi in cui si può giocare a calcio, a pallacanestro, a tennis, ecc, perchè nello stesso spazio sono tracciate varie linee: basta decidere l’attività e i confini entro cui giocare. Quindi, se si sta lavorando nell’ambito del Business Coaching, allora il perimetro sarà ben distinto, ma sarà attraversato anche da altre linee. Ignorare tutto ciò che è fuori dall’ufficio sarebbe sbagliato! Infatti, le tematiche che si affrontano sono sempre più o meno le stesse, ma cambia la finalità con cui vengono guardate e affrontate”.
Quindi, ciò che distingue il Business Coaching da altre discipline di coaching, è l’ambito, il contesto – e la finalità in cui si opera. Infatti, nel momento in cui viene definita l’area di intervento, automaticamente si delinea molto bene anche lo scopo del percorso. Tuttavia, la dimensione del Life Coaching non è delineata nettamente, correndo così il rischio di avere confini sfumati che toccano altre sfere della persona.
I confini del Business Coach
Il primo passo fondamentale, quindi, è individuare il proprio “campo da gioco”, ciò avviene nel momento del Contracting. In questa prima fase, il Business Coach e il Coachee definiscono insieme il fine del percorso che si sta per intraprendere. Ovviamente, in un percorso di Business Coaching, gli obiettivi – che siano di risultato, di apprendimento, di competenze o di modalità relazionali – sono necessariamente legati all’ambito del business. Sia chiaro, quando parliamo di business lo intendiamo nell’ampio senso inglese che non si riduce al semplice fare business.
In questo momento iniziale, si concordano anche altri dettagli fondamentali come discutere la durata prevista del percorso di Coaching e la frequenza delle sessioni, delineare il protocollo di riservatezza e stabilire altre regole tra Coach e Coachee.
Il protocollo di riservatezza è un importante strumento in ambito Coaching, non solo da un punto di vista etico, ma anche da un punto di vista pratico utilitaristico. il Coachee, infatti, durante le sessioni potrà essere portato ad aprirsi con il Coach anche su tematiche private. Infatti, un percorso che funziona è un percorso riservato, perché il Coachee dà molte informazioni personali!
La chiarezza in questo momento iniziale è fondamentale ed è ciò che permette di proteggere la relazione. Si delinea così un un terreno etico, seguendo i confini del business, senza però temere di poter affrontare qualcosa di nuovo: tutto ciò che emerge dalle conversazioni va bene, l’importante è sapere come gestire questi contenuti emergenti ai fini degli obiettivi di sviluppo concordati.
“Tuttavia, bisogna essere pronti ad affrontare tematiche anche di una quotidianità fuori dalle mura dell’ufficio ed è importante non creare una rigidità intorno al contratto che escluda a priori l’affrontare anche altre situazioni” prosegue Francesco Solinas, Executive Business Coach, Partner di Performant by SCOA “infatti, per creare una relazione dinamica e che funzioni è importante che il Coachee si senta al sicuro e capito dal Coach e anzi, sfiorare un lato personale è un grande atto di fiducia”.
E adesso che abbiamo scelto le linee del nostro campo?
Nonostante i confini delineati, capita che durante le sessioni emergano tematiche di altro tipo. Per esempio, può accadere che una persona si trovi davanti a un ostacolo di tipo relazionale con colleghi, collaboratori e che questo ostacolo si possa ricollegare a una dimensione prettamente personale. Tutto quello che emerge in sessione è oggetto di dialogo e confronto ma con il solo obiettivo di risolvere difficoltà di tipo lavorativo. Infatti, “il Business Coach deve aiutare il Coachee a creare un ponte tra la parte personale con la parte lavorativa e per fare ciò spesso si domanda Che collegamento c’è tra questo evento personale e la situazione lavorativa?” ci spiega Francesco.
Se ciò che emerge è legato a un evento del passato, per esempio, è importante prendere in considerazione l’evento con gli occhi del presente senza andare a scavare o approfondire la questione all’origine!
Attraverso un percorso di Business Coaching si arriva alla presa di coscienza di varie problematiche, derivanti anche della sfera privata, con lo scopo di superare un ostacolo nel presente e che è stato già definito. Tuttavia, “se l’ostacolo, che è nel momento attuale, riporta come un elastico nel passato senza nemmeno che il Coachee se ne accorga, allora è bene pensare che quell’ostacolo debba essere affrontato in un’altra sede e con un altro tipo di professionista. Soprattutto, se la sola consapevolezza di questa dinamica non è sufficiente per gestire la difficoltà nel presente” ci spiega Carlo.
Quindi la professionalità del Coach, in questo caso, si manifesta nella capacità di affrontare varie tematiche in funzione del proprio contesto e comprendere, in quanto Coach, quando è il momento di rientrare nei propri confini e quando il problema ha un’origine profonda che la nostra professione non ci da gli strumenti per affrontare.
Tra professionale e personale, le competenze che occorrono al Business Coach
Competenze fondamentali sono senz’altro l’ascolto, la capacità di stare nella relazione. Anche la dimensione etica, la consapevolezza dei confini professionali e la capacità di stare in essi sono competenze critiche importanti. In particolare, quando si va oltre i confini del contracting è importante mantenere l’ascolto e lasciare che l’altro esprima la sua apertura personale, per questo è bene essere in grado di stare in un continuo processo di re-contracting.
L’ascolto, quindi, deve essere prudente, ovviamente c’è da fare attenzione alle domande che vengono poste: non devono indagare la sfera personale, però bisogna essere pronti ad accogliere risposte che invece attingano ad essa. Infine, bisogna fare attenzione che il tempo dedicato alla sfera privata sia inferiore rispetto a quello dedicato al business.
Diane Laschet, Executive Business Coach sintetizza la gestione del sé con una semplice frase what is more personal is more general. “Infatti, in quanto Coach, è importante aver fatto propria la gestione del proprio sé, solo così, allora, sarà possibile aiutare il Coachee a gestire la sfera personale con la dovuta professionalità”, ci spiega Diane.
Insomma, il Business Coach non deve spaventarsi davanti alla sfera personale altrui, che deve essere messa a servizio degli ostacoli dell’ambito lavorativo. “Avendo curiosità verso se stessi, è possibile aiutare gli altri. Il pericolo è di essere spaventati dagli altri perché non si ha lavorato abbastanza su se stessi” Concludono i Coach.
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