Il Programma per Senior Practitioner in Business Coaching (per convenzione anche abbreviato in Senior Practitioner) è un percorso della durata di circa un anno, finalizzato all’acquisizione delle competenze del Business Coach, per portare un approccio di Coaching all’interno delle organizzazioni e applicarne gli strumenti e la metodologia. Oltre a questo il percorso è però anche un’esperienza di crescita umana in condivisione con altre persone.
Ascoltando le esperienze degli alunni del Programma per Senior Practitioner in Business Coaching, uno dei tratti peculiari che emerge in moltissimi casi è l’intensità delle relazioni che nascono durante questo percorso. Certo, gli apprendimenti rilevanti e gli aspetti che colpiscono sono numerosi e diversi per ciascuno. La costante di quasi tutte le testimonianze è però il riferimento all’impatto significativo che le dinamiche relazionali che si instaurano in aula hanno sulla vita degli aspiranti Coach. Legami potenti, autentici e duraturi, prendono forma attraverso incontri fruttuosi, momenti di condivisione, di conoscenza e scoperta reciproca, di gioia e fatica comune.
Ne sono un esempio concreto alcuni dei Coach di SCOA – The School of Coaching, tra i quali Roberto Degli Esposti, Executive Business Coach e Managing Partner, Anja Puntari, Senior Business Coach e Partner, Cristina Nava, Executive Business Coach e Partner, e Carlo Boidi, Senior Business Coach e Partner, che si sono conosciuti proprio tra i banchi del Programma per Senior Practitioner in Business Coaching e il cui legame è proseguito, nel business e nella sfera privata. Hanno così condiviso le proprie esperienze, raccontandoci qual è il valore generato dalle relazioni che si costruiscono durante il Senior Practitioner e quali opportunità possono nascere da queste, sul piano personale e professionale.
Quali sono le peculiarità del Senior Practitioner che incentivano la creazione di relazioni di valore?
Carlo: Sicuramente il fatto di frequentare un corso insieme, in generale, con obiettivi professionali e strumenti comuni contribuisce, ma non è l’elemento distintivo. Le relazioni che si creano sono di profonda fiducia, e questo è reso possibile soprattutto dalla particolarità delle attività e delle conversazioni che si intavolano: si affrontano dinamiche fortemente personali, si dà voce alla propria interiorità.
Non è un corso tecnico, con lezioni esclusivamente frontali in cui le persone si conoscono in maniera per così dire casuale. È un percorso che ti porta molto in intimità con i tuoi compagni. Si parla di questioni professionali, sempre in ambito lavorativo, ma in un modo che difficilmente avviene in ufficio o sul luogo di lavoro: si pone l’accento sull’aspetto umano, e lo si fa in un contesto ‘protetto’, in cui vige un forte senso di integrità e riservatezza. Questo è un valore aggiunto e agevola la creazione di vicinanza e sintonia, e rende ancora più saldo il rapporto con gli altri.
Proprio sulla peculiarità delle conversazioni e degli scambi che avvengono, Roberto sottolinea: Si instaurano dialoghi davvero intensi. Tutto il percorso è caratterizzato, su vari livelli, da una dinamica in cui di fatto ciascuno è portato a scoprirsi – sia nel senso di scoprire cose di se stesso, sia nel senso di rivelarsi agli altri in modo estremamente sincero e trasparente, senza coperture. È un tragitto che si fa insieme, di trasformazione profonda, in cui conosci te stesso e gli altri, evolvi, e mentre lo fai ci sono gli altri con te, in uno scambio e un confronto continuo e fruttuoso. Questo è l’aspetto che mi ha sempre colpito durante la mia esperienza del Senior Practitioner: percorri una doppia via, intraprendi un dialogo contemporaneamente interno con te stesso ed esterno con gli altri, e le due dimensioni si intrecciano e nutrono a vicenda.
Sull’intimità delle relazioni e sulla trasformazione interiore che si innesca, Cristina racconta: La possibilità di creare relazioni interpersonali, a mio avviso, è uno dei sensi principali per cui iscriversi al Senior Practitioner. A questo proposito, è molto significativa la parte delle esercitazioni, in cui a coppie di due ci si alterna nel ruolo di Coach e Coachee – occasione tra l’altro in cui si inizia a fare pratica della professione. Qui si instaura con l’altro uno scambio aperto, in cui si condividono parti di sé anche molto intime, si scoprono le proprie debolezze, si superano insieme le difficoltà emotive, ci si supporta concretamente nella fatica. Tutto questo crea vicinanza e genera insight molto forti, nel – e grazie al – dialogo con il tuo compagno.
Non è un corso in cui si impara solo una nuova professione, in cui si apprendono meramente strumenti e nozioni esterne: è un vero e proprio lavoro su di sé, a tratti faticoso, ma per la mia esperienza posso dire che ne vale la pena. Ti porta a operare una trasformazione radicale, su più livelli, non solo di carriera, ma addirittura fisica: alcuni cambiano il modo di essere e stare nel mondo, altri cambiano anche il proprio look.
In linea con questo, Anja aggiunge: C’è poi un tema rilevante che riguarda il tempo: il Senior Practitioner dura quasi un anno, un periodo sufficientemente lungo per vivere un’esperienza sostanziale di trasformazione personale. Essendo un percorso lungo si ha il tempo di interiorizzare le nuove consapevolezze. Si va molto oltre la superficie della persona, ponendo domande su quale ruolo professionale – e non solo – si vuole svolgere, quale contributo si vuole dare, quale ambiente, sociale e di business, è appropriato per il proprio benessere e successo. L’arco esteso di tempo e il racconto di sé che va in profondità permettono un consolidamento delle relazioni e la coesione del gruppo. Si generano vere e proprie dinamiche di team: la classe si sente una, unita in un cammino comune.
In che cosa questo costituisce un valore dal punto di vista personale?
Carlo: Le esercitazioni, le attività e in generale le dinamiche di cui abbiamo parlato portano necessariamente alla costruzione di relazioni privilegiate: si partecipa alla crescita e allo sviluppo dei compagni, con cui si entra in contatto in modo peculiare e raro – a maggior ragione in ambito lavorativo. Inoltre, proprio queste relazioni permettono di rendersi conto di risorse e competenze a propria disposizione, di cui prima non si era consapevoli e che emergono invece nel dialogo.
Sulla potenza della trasformazione, Cristina aggiunge: Grazie alle relazioni con gli altri lasci il mondo precedente, abbandoni un approccio ed entri in una nuova dimensione, di apertura al nuovo, osservi il mondo con altri occhi. E la stessa cosa succede agli altri, anche se ognuno con le sue modalità e i suoi tempi.
Roberto: Il Senior Practitioner è primariamente un percorso di crescita personale, che fai insieme e grazie agli altri. Non si va tutti alla stessa velocità, né si parte dallo stesso punto, ma il fatto che sia un cambiamento che metti in atto in contemporanea con altri è un passo chiave, perché osservare gli altri mentre sono in processo è fonte di ispirazione, momento di riflessione e comprensione di sé. Per questo io penso che il Senior sia da fare per se stessi, per la propria vita: è un valore aggiunto per te, sia che tu poi faccia il Coach, sia che tu cambi professione oppure che tu prosegua la tua carriera da manager. Si impara senza dubbio il mestiere, ma non è solo quello il significato ultimo.
Inoltre, l’aspetto relazionale non si limita a compagni e docenti, ma si estende anche ai Tutor. Durante il percorso sono infatti previste delle sessioni di Tutoring, che io ricordo con grande intensità, come momenti in cui davvero mettevo a fuoco gli apprendimenti e le consapevolezze acquisite.
Quale valore aggiunto portano le relazioni con i Tutor?
Roberto: I Tutor sono per così dire i Caronte della situazione: ti accompagnano in tutto l’attraversamento, sia nell’acquisizione degli strumenti sia nel percorso di trasformazione. La relazione che si crea è ricchissima: costituiscono un supporto prezioso, e non solo durante il tempo limitato delle sessioni.
I nostri Tutor, inoltre, sono dei Business Coach professionisti – cifra distintiva unica di SCOA – The School of Coaching. L’approccio delle conversazioni che si instaurano è così quello del Coaching: oltre ad accompagnarti nel processo, il Tutor funge da esempio da cui si possono attingere le modalità e la postura che poi si adottano quando si svolge la professione del Business Coach, o se ne applicano le competenze nel proprio ruolo. È un momento di grande apprendimento, sia personale che professionale: la preparazione da Coach ti arriva dal Tutor nel dialogo con lui o lei.
Quali opportunità di business possono invece arrivare dalle relazioni nate durante il Senior Practitioner? Quale vantaggio possono portare dal punto di vista strettamente professionale?
Anja: Il valore che la costruzione di queste relazioni potenti apporta dal punto di vista lavorativo non si limita alla possibilità di incontrare potenziali partner o clienti – cosa che effettivamente può succedere. L’aspetto più determinante è la concreta opportunità di diventare professionisti più solidi. Durante tutto il percorso si allena una delle competenze più fondamentali del Business Coach, la capacità di stringere relazioni di fiducia: si apprende come porsi in un atteggiamento di apertura verso l’altro e come entrare in contatto profondo, perché lo si sperimenta in prima persona nel rapporto con gli altri. Ma non solo. Le esercitazioni permettono di rafforzare la propria professionalità: prima di diventare bravi Coach bisogna essere bravi Coachee. Questo aiuta ad approfondire la conoscenza di se stessi, di conseguenza ad essere professionisti più consapevoli e a prendere decisioni migliori e più sostenibili.
L’allenamento delle competenze relazionali avviene anche ad un altro livello, come ci spiega Cristina: Già prima della fine del percorso, tra il terzo e il quarto modulo, si comincia a fare pratica. Questa parte è determinante, soprattutto perché sei incentivato a metterti in gioco e a trovarti i “clienti” con cui esercitare. Il mestiere del Coach comincia lì, nella capacità di rappresentarsi come una persona affidabile che offre una relazione di supporto. Impari a proporti ai clienti come professionista, e quando ti presenti sul mercato sai già come muoverti, hai allenato le competenze anche per fare business. L’abilità di fare network è parte integrante del mestiere di Coach, che tu sia libero professionista, in una società, oppure interno ad una organizzazione.
Stringere relazioni di fiducia e presentarsi come professionisti seri e affidabili: è ciò che si allena e apprende nel Senior Practitioner, ed è anche un ingrediente fondamentale nella professione del Business Coach, determinante per il suo successo.
Ma il valore delle 100 ore di pratica incluse nel Programma non si ferma a questo, prosegue Roberto: La necessità comune di trovare “clienti” dà inizio ad uno scambio, in cui ciascuno fornisce i Coachee ai compagni. Ci si passa i contatti, e questo aiuto reciproco è non solo un altro elemento di intreccio tra le persone, ma anche una dinamica che poi prosegue.
Chi frequenta il Senior Practitioner conosce bene la profondità del lavoro che viene fatto e questa conoscenza porta sinceramente a consigliare gli altri compagni come professionisti. La referenza, soprattutto in questo mestiere, è tra l’altro uno dei mezzi che funziona di più. È di solito simbolo di affidabilità, molto più efficace di tanti altri fattori. Il referral è così ancora nel mondo lo strumento numero uno per sviluppare il business.
E su questo Carlo aggiunge: Per come il mercato è strutturato, per il grado di conoscenza della disciplina che, sebbene in espansione, è ancora dominata da un po’ di confusione, e anche per la professionalità media che è andata un po’ ad impoverirsi a causa dell’abuso del termine Coach, il network è lo strumento più potente. Senza dubbio – e per fortuna – non basta dire ‘sono Coach’ per essere visti come esperti affidabili. Anche le qualificazioni, per quanto importanti e capaci di fare la differenza sul modo in cui ci si presenta sul mercato, talvolta vanno spiegate. Occorre così lavorare molto sulle relazioni di fiducia, che non hanno bisogno di essere spiegate, e sul passaparola.
Anche per questo le relazioni e l’allenamento durante il percorso costituiscono un valore inestimabile, come abbiamo visto, per la vita in generale. Una cosa curiosa, che come Coach e docenti noi notiamo frequentemente nelle classi con cui entriamo in contatto è che la maggior parte di esse parlano addirittura di un’atmosfera magica, per l’intensità delle relazioni e la forza della coesione che il proprio gruppo ha vissuto durante il Senior Practitioner.
Vuoi sperimentare in prima persona i benefici del Business Coaching? Iscriviti al Programma per Senior Practitioner in Business Coaching!