Qual è il valore della pratica in un percorso di Team Coaching? E quali sono i benefici, in generale, di questa disciplina? Lo abbiamo chiesto ad Annalisa Fabbri, Business & Team Coach, che ha frequentato il corso Team Coaching Certificate presso SCOA – The School of Coaching.
Qual è stato il tuo percorso formativo e professionale?
Ho una laurea in economia e ho iniziato il mio percorso professionale nell’ambito della revisione e della consulenza per poi trasferirmi a Milano a lavorare per una grande multinazionale americana, General Electric, in ambito finance e in seguito ricoprendo ruoli differenti. Quando sono diventata leader del GE Women Network in Italia, un network che supporta la carriera e la crescita delle donne in azienda, ho iniziato a capire l’importanza del coaching, del mentoring e di quanto sia importanta avere dei role model di riferimento nella carriera professionale.
Mi sono appassionata a questo ambito e ho deciso di iscrivermi ad un Master of Science alla Henley Business School di Londra, una delle scuole più quotate nel Coaching. Sono stati tre anni tosti, perché lavoravo e studiavo insieme, ma sempre con il sorriso sulle labbra: è stato un vero e proprio percorso di crescita personale in cui ho potuto incontrare insegnanti molto validi come, tra gli altri, David Clutterbuck, Nancy Kline e Peter Hawkins, e approfondire tanti approcci di coaching differenti.
Mi sono laureata nel 2019, con una tesi condotta negli incubatori d’impresa che aveva l’obiettivo di indagare e dimostrare come il Coaching supporti il benessere degli startupper nel loro percorso e nelle sfide imprenditoriali. Nel frattempo ho scelto di lasciare l’azienda e di lavorare come libera professionista.
Da dove nasce il tuo interesse per i team e per le dinamiche di team?
Diciamo che ancora prima di scegliere la strada professionale del Coaching, ho sempre avuto a che fare con i team. Mi sono appassionata alla disciplina proprio perché in azienda lavoravo con un team multietnico di 13 persone, collocate in 13 paesi diversi: nel mio ruolo era importante riuscire a far funzionare le dinamiche di team, valorizzando ogni membro e mantenendoli coesi e allineati sugli obiettivi aziendali rispettando le loro diversità.
Per certi aspetti il Team Coaching è più sfidante, perché ti relazioni con più persone e i loro sistemi e non con un singolo, ma per questo è anche più stimolante: mi piace interagire e confrontarmi con più persone anche se gestire le dinamiche risulta più sfidante. L’aspetto del confronto è intensificato anche dal fatto che non sei solo, come Coach, ma solitamente sei accompagnato da un altro professionista. Avere un altro Coach presente durante la sessione è un grande aiuto, perché hai una spalla su cui contare, ti dà feedback, osserva aspetti e dinamiche che magari possono sfuggire.
Tu hai partecipato al corso di Team Coaching in SCOA. Puoi raccontarci come si svolge la pratica del Team Coaching? Quali sono le dinamiche e in che cosa consiste?
L’attività inizia con l’incontro iniziale con il committente, per capire quali sono le esigenze, qual è l’obiettivo che il team vuole raggiungere e quali sono i vari stakeholders coinvolti. Poi ci si presenta al team e si validano gli obiettivi definiti con il committente e dopo aver svolto le interviste individuali, ha inizio il percorso vero e proprio. Solitamente si parte con la definizione delle regole del gioco che il team si vuole dare, si definiscono gli obiettivi, e poi si comincia la coaching conversation. Alla fine di ogni sessione si fa il punto della situazione per verificare quali sono le consapevolezze acquisite dal team. A volte si possono assegnare delle attività da svolgere tra una sessione e l’altra, per mettere in pratica il piano di azioni definito dal team.
Un aspetto rilevante del Team Coaching è che, a differenza per esempio del Coaching Individuale, la sessione è condotta da due Coach, invece che da uno solo. Uno si relaziona con il team, gestisce le varie attività ed esercitazioni, pone le domande, mentre l’altro osserva le dinamiche che si verificano. Non è obbligatorio, ma io ne vedo il beneficio concreto: consente di avere una visione complessiva di quello che accade, dà la possibilità di monitorare tutta la situazione nella sua completezza, senza perdersi nessun elemento.
Essere in due aiuta ad aumentare l’efficacia e l’appropriatezza dell’intervento, perchè puoi accorgerti di certi dettagli già durante la sessione e così correggere il tiro, modificare certi comportamenti, oppure porre domande diverse, a cui da solo non avresti pensato. Lavorare con un altro Coach è insomma molto arricchente, sia dal punto di vista personale, che professionale perché ti permette di mettere in atto un confronto, di vedere un approccio diverso e trovare un compromesso tra ciò che farei io e ciò che farebbe l’altro.
Grazie all’esperienza in SCOA ho conosciuto una persona, con cui pratico la professione. Facciamo insieme Team Coaching ai clienti: siamo molto diverse, sia a livello personale che lavorativo, ma questo rende possibile uno scambio davvero produttivo, è molto utile e un valore aggiunto per entrambe.
Che cosa, all’interno del corso in SCOA, ti ha supportata, per poi proporti come professionista sul mercato?
Il corso in SCOA mi ha permesso di apprendere un processo preciso e definito da applicare al percorso di Team Coaching. Ho potuto acquisire le regole da seguire, che prima non avevo così scandite, per poter mettere in atto gli step necessari per poter assicurare la massima efficacia del percorso di team coaching. SCOA ti fornisce un modello, quello di Clutterbuck, non solo chiaro e strutturato, ma anche di fama internazionale e ufficialmente riconosciuto, e questo è determinante nel momento in cui ti proponi sul mercato. Come professionista, devi essere ben sicuro e consapevole di cosa offri ai tuoi clienti, sia per poter assicurare credibilità e serietà, sia poi per poter supportare le loro esigenze nel modo migliore possibile.
Qual è un aspetto che reputi particolarmente rilevante o che è stato per te significativo nel percorso in SCOA?
Ci sono tanti aspetti che mi hanno colpita e appassionata. In primo luogo l’approfondimento sui team, vale a dire la differenza tra gruppo e team e l’importanza di affrontarli con approcci diversi. In secondo luogo, il ruolo del leader, che può assumere più ruoli all’interno del team e l’importanza di tenerli tutti in considerazione. Ultimo ma non meno importante, la gestione dei conflitti: nella mia esperienza è una delle principali e più frequenti problematiche che si riscontrano nei team di lavoro e poterli gestire con maggior consapevolezza è sicuramente di aiuto.
In generale ho apprezzato molto tutte le attività esperienziali e le esercitazioni, perché questa parte ti permette di sperimentare nella pratica ciò che poi significa nel concreto esercitare la professione del Team Coach.
Come hai iniziato a fare pratica? In quali realtà hai potuto fare pratica e portare la disciplina come professionista?
Ho fatto molta pratica. Inizialmente in azienda, dove supportavo l’attività della funzione HR nel dare supporto ai team che avevano difficoltà. Successivamente, quando ho lavorato per la mia tesi, ho iniziato a fare team coaching con team molto diversi e generazioni diverse rappresentate dalle startup. Oggi collaboro con tre incubatori di impresa, per cui ogni anno lavoro con 15/20 team, oltre a quelli in azienda. Ho iniziato a mettere in pratica gli apprendimenti del Team Coaching Certificate già durante il corso, applicandola sui miei team. Inoltre, il corso prevede una parte espressamente dedicata alla pratica, che permette di lavorare, immediatamente dopo la conclusione dei moduli teorici, con uno o più team forniti da SCOA: questo è fondamentale perché significa attuare un intero percorso di Team Coaching reale e sperimentare sul campo quanto imparato.
Quale valore attribuisci alla pratica che hai fatto?
L’aspetto della pratica e dell’esercitazione è molto importante. Un conto è studiare a livello teorico, un’altra cosa è farlo. Nella prassi ti scontri con delle dinamiche, risposte, reazioni imprevedibili, che non avevi messo in conto, che non puoi prevedere finché rimani nella teoria. Ci sono dei momenti che per quanto tu possa conoscere la teoria, non puoi prevedere: spesso le cose vanno in un modo diverso da quello che ti aspettavi e devi quindi essere sempre pronto a cambiare programma. Più fai pratica più ti abitui a vivere le situazioni inaspettate. È come fare i muscoli, nell’allenamento fisico la pratica è l’unica strada per poter migliorare e diventare più efficaci e competenti.
Quali apprendimenti, ulteriori rispetto a quelli avvenuti grazie ai modelli teorici del corso, hai potuto ottenere grazie alla pratica?
Capita spesso di trovarsi di fronte a reazioni che non avevi preso in considerazione. Ad esempio, durante un’attività di Team Coaching, uno dei membri del team ha deciso di lasciare il team. Inizialmente mi sono fatta molte domande per cercare di comprendere se la decisione era stata presa a seguito dell’attività di team coaching. Dopo aver portato i miei dubbi in Supervisione mi sono resa conto che il coaching ha questa grande forza di generare consapevolezza e questo meccanismo innesca dei cambiamenti non per forza dannosi, anche se all’apparenza possono sembrarlo.
Nella mia esperienza poi ho potuto testare come per esempio il Coaching in azienda sia molto diverso da quello rivolto alle startup: in base alla generazione, ma in generale in base a chi hai di fronte, si rivelano utili approcci differenti. Con i giovani è molto più stimolante ed efficace l’utilizzo di giochi o di attività interattive. È importante “parlare la loro lingua” e adattare l’atteggiamento, la modalità comunicativa, gli strumenti più appropriati alla situazione e in questo l’allenamento fa la differenza.
Nella tua esperienza, la pratica ha influito sulle opportunità lavorative e sul modo in cui ti sei potuta proporre sul mercato, come professionista?
Ha avuto un impatto positivo: fare pratica ti avvicina al tuo interlocutore, amplia il tuo range di esperienze e quindi ti permette di relazionarti con chi hai di fronte con più consapevolezza perché hai già vissuto o incontrato una situazione simile alla sua, hai già lavorato con team del suo settore, o hai già affrontato in precedenza problematiche simili.
Quali sono, in generale, i benefici che questa disciplina può apportare ad un team?
Dipende dalla fase e dalle esigenze di ogni team. Nei team di nuova costituzione, il Team Coaching aiuta a creare fiducia gettando così le basi per una comunicazione fluida e trasparente. Aiuta anche a prendere consapevolezza delle risorse a disposizione e a valorizzarle per supportare al meglio il raggiungimento degli obiettivi definiti. In team più consolidati, molto spesso il focus è sulla performance e il coach può supportare nella definizione dei ruoli, delle responsabilità, nella gestione dei conflitti al fine di migliorare le dinamiche di team.
E i benefici sono tangibili: assisti ad un miglioramento e una soddisfazione visibili, vedi che le persone acquisiscono consapevolezza e iniziano a mettere in atto comportamenti differenti. Il Coaching crea spazi in cui rendersi vulnerabili e cominciare ascoltare, ascoltarsi e mettersi in discussione… è questa la sua magia, il suo potere trasformativo!
A maggior ragione in questo momento in cui in molte organizzazioni ci sono 4 generazioni diverse che collaborano, lavorano fianco a fianco negli stessi team, le aziende vincenti saranno quelle capaci di far comunicare e cooperare in modo efficace questi team così eterogenei. Questa è la grande sfida attuale per le aziende e il Coaching può fare la grossa differenza proprio in questo senso: aiuta a costruire un terreno comune, al di là delle disuguaglianze, per comunicare, per ascoltarsi, darsi feedback e lavorare insieme per un obiettivo comune condiviso.
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