Francesco Solinas è Executive Business Coach, Partner e Docente SCOA – The School of Coaching. È il coordinatore del primo ed ultimo modulo del Programma per Senior Practitioner in Business Coaching, oltre che esperto di mindfulness e Project Coaching. Il team di SCOA lo ha voluto conoscere meglio e fargli qualche domanda sulla sua esperienza come Business Coach e come docente. Ci ha raccontato che la pallavolo è una grande passione, e questo sport di squadra ha naturalmente influenzato il suo approccio al Coaching – il termine inglese Coach si traduce proprio in “allenatore”!
Parlaci delle tue esperienze lavorative prima di diventare Business Coach. Qual è stato il trigger che ti ha spinto a intraprendere questa strada?
Durante gli studi universitari ho lavorato come commerciale per un’azienda di produzione e distribuzione di resine epossidiche per l’industria. È stato molto formativo per me coniugare studio e lavoro, mi ha insegnato l’importanza di dare la stessa dignità tanto all’apprendimento esperienziale quanto all’apprendimento cognitivo, seduto davanti alla mia scrivania piena di libri e appunti.
Non volevo perdere il contatto con il mondo aziendale dopo la laurea in Giurisprudenza, così ho frequentato un master post laurea sull’innovazione d’impresa, trovando impiego subito dopo presso l’Università come tutor e docente nel sostegno alle start up di impresa e nella realizzazione di corsi di specializzazione post-laurea.
In quegli anni mi sono appassionato al mondo della formazione manageriale e, in generale, a quello che allora si chiamava sviluppo del capitale umano (oggi ormai termine desueto), specializzandomi in PNL (programmazione neurolinguistica –cfr).
Nel 1998 sono stato assunto da un’azienda genovese che si occupava sia di formazione e consulenza alle imprese che di formazione per persone disoccupate, con circa una quarantina di dipendenti.
In circa dieci anni di permanenza in quell’azienda ho avuto l’opportunità di intraprendere una carriera professionale che mi ha permesso di ricoprire diversi ruoli e con crescente responsabilità: tutor, docente, project leader, client leader, consigliere di amministrazione e per circa tre anni amministratore delegato.
Nel 2005, mentre ero AD, la proprietà decise di vendere la società. Si aprì per me un periodo difficile, e proprio mentre cominciavo a vedere i risultati del mio lavoro i piani venivano all’improvviso cambiati.
In quel delicato periodo un amico mi suggerì di farmi sostenere da un Business Coach e fu così che incontrai, nella veste di Coachee, una pratica fino ad allora da me sconosciuta.
L’affiancamento del Coach che mi seguì fu fondamentale nell’affrontare al meglio ogni scelta e mi fece sentire non più solo nelle decisioni da prendere.
Al termine del sostegno, che combaciò con la positiva conclusione del percorso societario voluto dalla proprietà, fui così colpito del valore ricevuto da questo tipo di supporto che mi sentii attratto da questo affascinante mestiere.
Per farla breve, a un certo punto mi trovai a un bivio: prendere un ruolo manageriale nella nuova compagine aziendale che aveva nel frattempo acquisito la società oppure formami e lanciarmi nella libera professione come Business Coach. Scelsi quest’ultima opzione e oggi sono contento di quella scelta.
Come ti sei avvicinato alla Mindfulness?
Nel ruolo manageriale che ricoprivo, la continua tensione verso i risultati e il conseguente stress minavano la mia qualità di vita, sia al lavoro che nel privato.
Un amico e praticante di mindfulness mi avvicinò, ormai una ventina di anni fa, a questa disciplina e da allora non l’ho più lasciata. Nel tempo, oltre a praticarla, mi sono impegnato a portarla nel mondo del lavoro. Mi è servita tanto nella ricerca del bilanciamento tra risultati e benessere, è per me un invito costante a percorre la strada verso l’obiettivo, godendosi il tragitto.
Per questo motivo insieme alla mia collega Pamela Maguire, Senior Business Coach e Tutor Coach SCOA, abbiamo deciso di organizzare un appuntamento bisettimanale dedicato alla mindfulness di gruppo, chiamato Business Sangha. Questa pratica si è rivelata utile ed efficace nell’era pre covid19, ma soprattutto ora, durante il lockdown e la conversione al lavoro da remoto in cui i confini tra vita privata e lavorativa sono diventati labili e il quantitativo di stress è notevolmente aumentato.
Leggi il ritratto di Pamela Maguire: La forza della mindfulness – Il percorso di Pamela Maguire
Parlaci del valore di questa Pratica
La pratica mi aiuta a non inquinare la mia mente con tensioni verso il futuro o verso il passato. Quando familiarizzo con l’hic et nunc mi sento più lucido, calmo e stabile.
La mindfulness mi aiuta ad accettare un po’ di più le cose così come sono e a non dare potere agli eventi esterni.
Nelle sessioni di Coaching praticarla mi aiuta nella sospensione del giudizio, cioè nel non farmi guidare troppo dai miei film nel sostegno all’altro e non cadere nella manipolazione.
La tua esperienza nello sport, ha contribuito alla definizione della tua figura professionale? Se sì in che modo?
Lo sport è stato fondamentale nella mia vita. Ho praticato a livello agonistico la pallavolo, sport che mi ha insegnato il gioco di squadra, la tenacia e soprattutto il valore della competizione, intesa non nei confronti degli altri ma con me stesso.
Quando la competizione si traduceva nello sfidare l’avversario (anche all’interno della mia stessa squadra, per non perdere il posto da titolare) non combinavo granché. Invece, la mia prestazione aumentava quando la sfida la ponevo con me stesso: l’altro diventava un’occasione di confronto.
Penso che oggi questo valga anche per il Coaching, scegliere di sfidare il proprio cambiamento per il gusto della sfida con se stessi, non perché lo vogliono gli altri o perché dobbiamo dimostrare qualcosa al prossimo.
Grazie allo sport ho capito che l’obiettivo lo centravo quando capivo che il cambiamento, scelto o imposto, aveva un valore per me, risuonava qualcosa in me che mi faceva dire “sì… ne vale la pena.. questa cosa ha significato per me e me la voglio giocare”.
Ho avuto anche la possibilità di allenare una squadra ed è stata un’ulteriore esperienza molto formativa per me, perché mi ha sfidato nell’acquisire le competenze necessarie nel saper portare alla squadra i miei apprendimenti di giocatore.
Che suggerimenti daresti a chi sta valutando se intraprendere una carriera di Business Coach?
Lo consiglio a chi ama il mondo aziendale, a chi possiede sensibilità verso la propria crescita e a coloro i quali il Coaching possa essere utile, in prima istanza, per avviare un processo di cambiamento personale. Credo che queste due predisposizioni siano il terreno fertile sul quale investire per coltivare professione di Business Coach.