Il Coach racconta il Senior Practitioner – modulo 8
Diventare Business, Corporate & Executive Coach con competenze riconosciute a livello internazionale. Sostenere il proprio sviluppo professionale, quello del proprio team e delle proprie organizzazioni per migliorare i risultati di business. Il programma per Senior Practitioner in Business Coaching offre questo e molto altro.
Lo raccontiamo modulo per modulo, guidati dai nostri Coach e docenti. In questo articolo parliamo del Modulo 8.
Il Senior Practitioner in Business Coaching è un percorso articolato in nove moduli, riconosciuto come EQA Senior Practitioner dal prestigioso ente EMCC – European Mentoring & Coaching Council, la più grande associazione europea del settore. A livello globale, esistono solo 24 corsi che vantano un riconoscimento di così alto livello, e in Italia l’unico programma con questa qualifica è offerto da SCOA.
Ma come funziona e perché rappresenta un’opportunità unica? Finora abbiamo approfondito:
– Il Modulo 1 con Francesco Solinas
– Il Modulo 2 con Deborah Bianchi
– Il Modulo 3 con Alberto Camuri
– Il Modulo 4 con Patrizia Bega
– Il Modulo 5 con Carmen Serlenga
– Il Modulo 6 con Marianne Froberg
– Il Modulo 7 con Giada Tonelli
Il modulo 8 ha una differenza importante rispetto agli altri: è residenziale, quindi rappresenta una vera e propria full immersion nei temi che si affrontano durante le lezioni. Quali sono i motivi per cui si svolge in questo modo? Perché questa esperienza così totalizzante arriva a questo punto del percorso?
Il Coaching è un viaggio di trasformazione e un Coach può accompagnare il Coachee solo fin dove ha il coraggio di andare lui stesso. Per questo, il modulo 8 è una full immersion dedicata all’uso di sé: per aiutare gli altri a vedere se stessi, dobbiamo prima aver esplorato profondamente noi stessi. Rappresenta un passaggio chiave nel percorso di Senior Business Coaching.
Dopo sette moduli in cui i partecipanti hanno esplorato competenze, strumenti, modelli, dinamiche organizzative e relazionali , questo modulo li invita a spostare l’attenzione ‘“verso dentro”. Per integrare la dimensione più umana, autentica e trasformativa della pratica del Coaching. Infatti la gestione di sé e una competenza fondamentale anche la prima competenza per l’EMCC. La consapevolezza di sé e degli altri è il cuore di questo modulo.
Lo strumento più potente di un Coach infatti non è tanto una tecnica o un modello, ma il proprio sé, la sua presenza, la centratura, la capacità di ascolto profondo. E questa consapevolezza va allenata in modo esperienziale.
Il fatto che sia un modulo residenziale è molto funzionale a questo obiettivo: distaccarsi dalla routine quotidiana crea uno spazio sicuro per esplorare schemi mentali, le proprie resistenze e nuove prospettive; inoltre allontana le distrazioni, permettendo ai partecipanti di immergersi interamente nel processo, lavorando su ciò che emerge qui e ora. È proprio questo che il modulo 8, con la sua struttura diversa dagli altri moduli, offre.
Passare un weekend così a stretto contatto ha senza dubbio anche degli effetti sulle dinamiche del gruppo di partecipanti. Nella tua esperienza, come hai visto cambiare i rapporti tra le persone in questo modulo?
Si verifica una vera trasformazione, un salto in una profondità diversa. C’è un momento, nella seconda mattinata, in cui lavoriamo in silenzio: ogni partecipante riflette su come ha visto il cambiamento negli altri lungo il percorso. Poi in un momento di condivisione uno a uno ognuno riceve questa riflessione in forma di feedback. È un momento di grande crescita, consapevolezza e di grande emozione.
Si va anche ad approfondire il tema dell’emozione: prima di tutto bisogna imparare a riconoscerla in se stessi per riuscire a riconoscerla negli altri. L’analisi delle emozioni è utile perché dà informazioni potentissime. In questi due giorni si aprono molte brecce tra partecipanti, crollano alcuni muri che fino a quel punto erano rimasti in piedi e spesso emergono lacrime di riconoscimento, perché si vede davvero l’evoluzione che gli altri hanno fatto e che si è fatta in prima persona.
Non si tratta solo di notare le differenze dall’inizio a quel punto del percorso, ma di capirle, sentirle. È lo stesso tipo di trasformazione che avviene in un percorso di Coaching: stare insieme in modo autentico, a un livello più profondo, non solo razionale ma anche entrando in contatto, attingendo con la nostra conoscenza più profonda, inconscia.
I partecipanti diventano consapevoli dei propri punti ciechi, ovvero di ciò che gli altri vedono in loro e che loro stessi non percepiscono e arrivano a vedersi sviluppando l’ascolto ad un livello più ampio: si ascoltano non solo le parole, ma anche il linguaggio del corpo, il paraverbale, le emozioni sottostanti.
C’è molta sincerità tra i partecipanti in questo modulo, si vede come sono tutti diventati più aperti e più forti nella propria vulnerabilità. Ancora una volta questo significa vivere sulla propria pelle l’esperienza del Coachee: è così che il partecipante capisce davvero dove può portare un Coachee, perché lo ha vissuto in prima persona.
Durante questo modulo si parla molto di emozioni e comportamenti. Quali sono gli argomenti che vengono affrontati? Quali sono gli ostacoli principali che incontrano gli aspiranti Coach quando devono imparare come gestire il proprio portato emotivo?
In questo modulo entriamo in profondità nel mondo delle emozioni, esplorando come riconoscerle, accoglierle e trasformarle in alleate. Il lavoro parte dal corpo, perché è lì che le emozioni, anche quelle più inconsapevoli, lasciano sempre una traccia. Piano piano viene mostrato ai partecipanti come sviluppare una maggiore sensibilità nel percepire queste sensazioni fisiche, a interpretare i bisogni che si nascondono dietro ogni emozione e a trovare modi sani per gestirle, senza reprimerle o negarle.
Ci si concentra molto sul circolo virtuoso tra emozioni e azioni: come ciò che sentiamo influenza ciò che facciamo e viceversa e questo percorso di consapevolezza i partecipanti lo vivono prima su se stessi, perché, come abbiamo già detto, solo così potranno poi accompagnare efficacemente i futuri Coachee. Spesso infatti non abbiamo chiare le dinamiche emotive che muovono i nostri comportamenti e il ruolo del Coach è proprio quello di aiutare a illuminare queste zone d’ombra, riconoscendo i trigger emotivi, individuando risposte più funzionali e affrontando le resistenze che inevitabilmente emergono.
Nel corso del weekend, i partecipanti si confrontano con diversi approcci teorici e pratici: c’è l’Analisi Transazionale, ma anche la molto nota (e utilissima) la metafora dell’iceberg, che aiuta a esplorare tutto ciò che rimane sotto la superficie della consapevolezza, e anche la Mindfulness, la consapevolezza di sé e degli altri.
Nella mia esperienza, posso dire che a questo punto i Coach incontrano ancora delle resistenze, ma rispetto all’inizio del percorso di Senior Practitioner però ne sono ora più consapevoli, sanno vederle e si allenano a metterle da parte. Si impara a rispondere invece di reagire, ed è una trasformazione che fa tutta la differenza.
Tu conduci il modulo 8 da diverse edizioni. Qual è la tua relazione con questo modulo? Che cosa te lo fa sentire particolarmente tuo?
Questo modulo rappresenta per me una sintesi del mio percorso. Prima di diventare Coach, dopo la laurea in economia, ho lavorato per anni in ruoli molto impegnativi nella finanza internazionale, un ambiente in cui lo stress e i comportamenti automatici erano ovunque. Quindi ho deciso di lasciare il lavoro, laurearmi in Psicologia e specializzarmi in psicologia della salute: durante il percorso, nel 2009, ho scoperto la Mindfulness, di cui oggi sono istruttrice, che lavora proprio sulla consapevolezza.
Coaching e Mindfulness sono molto collegati, perché aiutano a comprendersi a fondo, senza giudizio, per accendere il motore del cambiamento. Nel modulo 8 amo citare una poesia tratta dal libro The Romance of Self Discovery, che descrive perfettamente questa continua avventura di scoperta interiore. È bellissimo osservare i volti dei partecipanti trasformarsi durante il weekend: dall’incertezza iniziale alla meraviglia di riconoscersi, fino agli abbracci finali carichi di emozione.