Il Coach racconta il Senior Practitioner – modulo 9
Diventare Business, Corporate & Executive Coach con competenze riconosciute a livello internazionale. Sostenere il proprio sviluppo professionale, quello del proprio team e delle proprie organizzazioni per migliorare i risultati di business. Il programma per Senior Practitioner in Business Coaching offre questo e molto altro.
Lo raccontiamo modulo per modulo, guidati dai nostri Coach e docenti. In questo articolo parliamo del Modulo 9.
Il Senior Practitioner in Business Coaching è un percorso articolato in nove moduli, riconosciuto come EQA Senior Practitioner dal prestigioso ente EMCC – European Mentoring & Coaching Council, la più grande associazione europea del settore. A livello globale, esistono solo 24 corsi che vantano un riconoscimento di così alto livello, e in Italia l’unico programma con questa qualifica è offerto da SCOA.
Ma come funziona e perché rappresenta un’opportunità unica? Finora abbiamo approfondito:
– Il Modulo 1 con Francesco Solinas
– Il Modulo 2 con Deborah Bianchi
– Il Modulo 3 con Alberto Camuri
– Il Modulo 4 con Patrizia Bega
– Il Modulo 5 con Carmen Serlenga
– Il Modulo 6 con Marianne Froberg
– Il Modulo 7 con Giada Tonelli
– Il modulo 8 con Pamela Maguire
Il modulo 9 è l’ultimo modulo, la fine del percorso. Che cosa succede in questi due giorni che porta alla chiusura del cerchio?
Il modulo 9, essendo l’ultimo, rappresenta la conclusione del percorso. In questi due giorni si svolgono quattro attività principali. La prima consiste nel fornire ai partecipanti una tecnica aggiuntiva, la gestione dell’empasse, utile quando il Coachee si trova di fronte a un bivio. In queste situazioni, entrano in gioco due forze opposte: una che spinge e una che frena. Vengono quindi offerti strumenti, ispirati alla Gestalt, per svolgere una sorta di negoziazione interna e aiutare il Coachee a superare l’empasse.
La seconda attività riguarda la soluzione di ultimi dubbi: si condividono riflessioni rimaste aperte, affinando o precisando aspetti ancora da definire. La terza prevede la conclusione del percorso di Coaching, con la condivisione dei risultati tra Coachee, capo e HR, oltre alla fornitura di strumenti per gestire l’incontro finale. Infine, la quarta attività è dedicata alla celebrazione, un momento per ripercorrere il viaggio fatto, sia a livello individuale che di gruppo, chiudendo così il cerchio.
Tu conduci sia il modulo 1 che il 9, quindi conosci i partecipanti quando stanno entrando in punta di piedi nel mondo del Business Coaching e poi li rivedi un attimo prima di andare via con ciò che hanno appreso. Quali sono le caratteristiche su cui li ritrovi di più cambiati? In che modo il Senior Practitioner diventa un percorso di trasformazione per le persone e per il gruppo?
Quando incontro i partecipanti al primo modulo, noto in loro un forte bisogno di conoscenza, ansia di apprendere tecniche e contenuti, e una certa insicurezza. Arrivati all’ultimo modulo, invece, emerge una sicurezza che va oltre gli strumenti appresi (che pure sono importanti) e si manifesta nella capacità di vivere l’incertezza del Coaching con stabilità e centratura. Hanno sviluppato un’abitudine ad aprirsi al cambiamento, ed è questa la parte più bella. Comunicano in modo diverso: ascoltano con maggiore profondità, danno feedback con consapevolezza, perché hanno interiorizzato le competenze su cui abbiamo lavorato per 18 giornate di formazione.
Ognuno di loro porta con sé un percorso di trasformazione personale, perché vivere un cambiamento su se stessi rende più efficaci come Coach. C’è un’evoluzione infatti nel loro percorso: nel primo modulo si parla di sogni e di cambiamenti necessari, mentre nell’ultimo si tirano le somme, verificando come quel sogno sia stato tradotto in azione. È significativo vedere che, senza eccezioni, qualcosa di importante accade sempre.
Un altro aspetto chiave è il meta-apprendimento che nasce dal gruppo, ormai completamente diverso rispetto all’inizio. I partecipanti danno valore alle relazioni, si sostengono a vicenda, e questo è il frutto tangibile del lavoro fatto sulle competenze del Coach. Il Senior Practitioner non è solo una formazione, ma un vero percorso di trasformazione, sia individuale che collettivo, dove le persone crescono, si aprono al nuovo e diventano professionisti più consapevoli.
Nell’ultimo weekend si affronta anche la chiusura del percorso di Coaching con un Coachee, facendo una valutazione dei risultati raggiunti. Questo scatena nei partecipanti una riflessione sui risultati raggiunti come Coach? In che modo?
La chiusura del percorso è un momento cruciale in cui il Coach verifica i risultati ottenuti insieme al Coachee, al suo capo e alle HR, valutando il ritorno dell’investimento su tre livelli. Il primo riguarda l’apprendimento e la consapevolezza: il Coachee riconosce quali aspetti dovrebbe modificare grazie al percorso fatto. Il secondo livello è il cambiamento comportamentale: il Coachee adotta azioni concrete e misurabili, diverse rispetto all’inizio del Coaching. Il terzo livello, più complesso da quantificare, è l’impatto sul business.
Facciamo un esempio con la gestione delle priorità. Consapevolezza (livello 1): “Devo dedicare più tempo alle attività strategiche”. Cambiamento comportamentale (livello 2): “Ogni settimana riservo del tempo per riflettere su urgenze e priorità”. Impatto sul business (livello 3): “Grazie a queste sessioni di riflessione, ho sviluppato due progetti innovativi, di cui uno diventerà pilota”. Il Coach lavora col Coachee per verificare questi risultati, senza dare nulla per scontato, puntando almeno al secondo livello.
Lo stesso approccio viene applicato alla formazione dei partecipanti. Nell’ultimo modulo, riflettono su: qual è stato l’apprendimento più significativo? Quali comportamenti hanno modificato? Che impatto ha avuto il percorso sulla loro vita professionale e personale? Queste domande, che emergono naturalmente nella chiusura, stimolano una valutazione concreta della crescita come Coach. Inoltre, sono domande che possono fare da guida anche oltre il percorso, in qualsiasi fase della vita. La riflessione finale, quindi, non solo consolida i risultati raggiunti, ma diventa uno strumento di auto-valutazione continuo.
Sono tante edizioni ormai che fai da docente per la parte finale del Senior Practitioner in Business Coaching. Che rapporto hai con questo modulo? Quali sono gli aspetti che te lo fanno sentire tuo?
Ho un rapporto speciale con questo modulo, che vivo con grande emozione ogni volta. Condividere il traguardo finale con i partecipanti è un’esperienza unica: è essere parte di un viaggio ricco di gioie, apprendimenti, soddisfazioni, ma anche di fatiche e dubbi superati. Questo momento mi appartiene profondamente, perché rievoca ciò che ho vissuto io stesso come partecipante e rivedermi in quel percorso, tra l’inizio e la fine, suscita sempre in me una forte commozione. Ciò che lo rende davvero “mio” è la bellezza di osservare la crescita delle persone: vederle timorose e insicure al primo modulo, e poi ritrovarle nove mesi dopo trasformate.
Questa evoluzione dà significato concreto al nostro lavoro e dimostra l’efficacia del modello. Succede sempre, con ogni gruppo: qualcosa di profondo si muove nei partecipanti. Un aspetto a cui sono particolarmente legato è la tecnica dell’empasse, potente e sempre attuale, che porto con piacere ai partecipanti e che utilizzo spesso nella mia pratica. Vedere come questa e altre strumenti prendono vita nelle mani dei Coach in formazione è per me una continua fonte di soddisfazione e conferma del valore di questo percorso.